Vivendi chiude il primo semestre di quest’anno con un utile netto pari a 520 milioni di euro, triplicando rispetto allo stesso dato nella prima metà dell’anno scorso a quota 165 milioni, beneficiando della rivalutazione delle partecipazioni in Spotify e Tencent music group. Ma, risalendo a monte del conto economico, cresce anche l’ebit, pari a 645 milioni (+31,2%), mentre i ricavi aumentano del 13,6% sulla soglia dei 7,4 miliardi, grazie ai risultati di Universal music group e all’integrazione dei libri Editis. A fine giugno l’indebitamento finanziario ammonta a 2,133 miliardi rispetto a una posizione netta di cassa positiva per 176 milioni a fine 2018.
Nel dettaglio delle singole attività, la tv a pagamento Canal+ registra un fatturato in calo del 2,2% per 2,5 miliardi di euro, risentendo del calo degli abbonati su scala internazionale e mettendo il segno negativo davanti al suo risultato operativo corrente (-2,5%). Invece il gruppo pubblicitario Havas aumenta il giro d’affari del 3,8%, oltre gli 1,1 miliardi di euro, con un risultato operativo corrente a +5,5%. A spingere i suoi clienti inserzionisti ci sono stati, perlopiù, le aziende americane della sanità ma anche i mercati del Vecchio continente tra cui l’Italia.
Il pilastro del conglomerato guidato da Yannick Bolloré (figlio del finanziere bretone Vincent Bolloré) resta, comunque, Universal music group che porta a casa un fatturato di quasi 3,3 miliardi di euro, in rialzo del 24%. Il suo risultato operativo corrente è a +41,4%. Del resto, l’etichetta ha potuto fare affidamento sui diritti di artisti come Ariana Grande, King & Price e ancora l’eco del film A Star Is Born (di e con Bradley Cooper, oltre che con Lady Gaga) e relativa colonna sonora, senza dimenticare alcuni album dei Queen, band che continua a vendere. A proposito della vendita di una quota di minoranza in Universal, già annunciata dai francesi circa un anno fa, indiscrezioni di stampa vedono invece Vivendi impegnata in questi giorni a coinvolgere nell’operazione i consulenti di varie banche, con l’intenzione di cedere fino al 50% dell’etichetta.
ItaliaOggi