“Tre milioni di passaporti britannici ai cittadini europei che vivono in Regno Unito”. È la clamorosa, ed estremamente coraggiosa, proposta del ministro dell’Ambiente Michael Gove, che proprio due giorni fa ha annunciato la sua candidatura alla guida del partito conservatore del dopo May, in una gara in cui Boris Johnson sembra nettamente favorito. Ma Gove, 51 anni, già ministro dell’Istruzione e poi della Giustizia, ha ancora molte carte da giocarsi perché Johnson è profondamente inviso a una fetta di partito conservatore. E poi perché, se l’ex sindaco di Londra viene considerato come il volto dell’euroscetticismo duro e puro che può fermare Nigel Farage ma anche trascinare il Regno Unito verso una pericolosa uscita senza accordo dall’Ue (il No Deal), Gove ora si presenta come il politico più responsabile e razionale. Anche se, è da ricordare, da brexiter incallito fu lui a propagandare (insieme proprio a Boris Johnson) la bufala dei 350 milioni in più alla settimana per la Sanità britannica dopo la Brexit, oltre al fatto che Gove in passato si è distinto per un paio di accoltellamenti politici alle spalle, e una vittima fu sempre Johnson.
Ora però i tempi sono cambiati, Gove si è rifatto una reputazione dopo anni di lavoro duro in vari ministeri e questa proposta sui passaporti per i cittadini Ue è sicuramente unica: gli inimicherà non pochi colleghi all’interno del partito conservatore. Ma la conservazione dei diritti dei cittadini europei è un argomento molto sentito, spinoso e complicato: il governo May ha sempre rassicurato tutti dicendo che non cambierà nulla per chi già vive in Regno Unito, invitando i cittadini Ue a iscriversi alla piattaforma “EU Settlement Scheme” e la stessa ministra dell’Immigrazione Caroline Nokes in una recente intervista a Repubblica aveva dichiarato che italiani e altri europei “non devono temere assolutamente niente, nessuno vi caccerà”, anche in caso di No Deal. Ma di recente sono sorte preoccupazioni sull’effettiva efficienza di questo “Scheme”, necessario per riconoscere quelli che molti cittadini Ue considerano diritti già acquisiti.
Qualora Gove vincesse la corsa alla leadership conservatrice e quindi la sua proposta diventasse realtà, questa scaccerebbe invece ogni dubbio per gli europei residenti in Regno Unito perché da un giorno all’altro avrebbero gli stessi diritti dei britannici perché diventerebbero britannici, come per esempio già accade con i cittadini irlandesi e nordirlandesi che possono prendere doppio passaporto. La proposta Gove prevede che possano fare domanda per un passaporto britannico tutti i cittadini Ue attualmente residenti oltremanica e che vivevano in Regno Unito al tempo del referendum sulla Brexit nel 2016. Inoltre, sarebbero gratuiti, il che sarebbe un incentivo notevole, dal momento che oggi richiedere un passaporto in Regno Unito costa oltre mille sterline, il tutto per una spesa quindi per l’erario non di poco conto, di almeno 3 miliardi. L’idea piace moltissimo ad Alberto Costa, il deputato italo-scozzese che lo scorso febbraio si è dovuto dimettere da un incarico governativo per aver fatto votare alla Camera dei Comuni una mozione per preservare i diritti dei cittadini europei in Uk e britannici in Ue: “Bravissimo Gove, ha fatto la cosa giusta”.
Antonello Guerrera, Repubblica.it