L’Italia invecchia, e questa ormai non è più una novità per nessuno. Quello che ancora facciamo fatica ad immaginarci è che forma avrà il Paese con i capelli sempre più grigi. Quello del 2040 in cui – dati Istat alla mano – un italiano su tre avrà più di 65 anni. Oggi invece gli over 65 sono poco più di uno su cinque.
Moody’s ha provato a tratteggiare le conseguenze sull’economia italiana di quello che si candida a diventare il Paese più vecchio del mondo. Prevedibili ricadute economiche sui conti pubblici a parte, più spese per pensioni e sanità con una forte pressione in particolare sulle Regioni, l’agenzia di rating ha immaginato anche i riflessi più visibili sulla società. Ad essere messi in crisi potrebbero essere infatti i settori su cui si fa sentire maggiormente la spesa di quella fascia di età, quella dei più giovani, destinata a comprimersi con l’invecchiamento medio della popolazione. “Alcuni comparti aziendali italiani, come trasporti, ristoranti, abbigliamento e calzature, soffriranno perché gli anziani spendono meno in queste cose”, spiega Ernesto Bisagno, Vice Presidente di Moody’s Senior Credit Officer. “Tuttavia, le aziende nel settore alimentare, assistenza medica e assistenza domiciliare potrebbero effettivamente beneficiare”.
Un’Italia più vecchia, prosegue ancora Moody’s nel suo studio vedrà anche meno passeggeri in volo, penalizzando quindi l’intero settore, e strade autostrade più sgombre, con un possibile impatto negativo sugli incassi da pedaggi e sulle spese per carburanti.
Al contrario l’aumento dell’età media si farà sentire sui settori in cui è più forte l’incidenza di spesa dei più anziani. L’agenzia ipotizza quindi un aumento dei consumi di gas ed energia anche se – sottolinea lo studio – l’aumento “potrebbe essere in parte compensato “dai miglioramenti tecnologici in tema di efficienza energetica”.
Effetti negativi si faranno sentire anche sul mercato immobiliare. Il calo del numero di persone che acquisterà casa, dovuto alla sempre minore quota di giovani, spingerà i prezzi al ribasso a causa della flessione della domanda anche se i grandi centri – evidenzia lo studio – potrebbero risentirne di meno a causa dell’immigrazione dei giovani da fuori.
In chiaroscuro invece i riflessi nel comparto finanziario. Da un lato una popolazione sempre più vecchia vorrà dire per le banche una sempre più solida base costituita dai depositi e un aumento della domanda di prodotti assicurativi vita, controbilanciati però dal calo della domanda di credito.
Sarà poi un’Italia con sempre meno persone al lavoro. Se da qui ai prossimi 20 anni la popolazione scenderà di poco più dell’1%, la popolazione in età lavorativa si prevede che possa crollare del 13%. In altre parole, a quasi parità di popolazione, ci saranno cinque milioni di persone in meno al lavoro. L’equivalente degli abitanti di Roma, Milano e Torino messi insieme.
Flavio Bini, Repubblica.it