Anche a Pasqua gli italiani scelgono la qualita’. Soprattutto a tavola. E decretano il successo di colombe e uova di cioccolato artigianali. Le vendite di queste superstar delle prossime feste sono previste in crescita del 7,5 per cento rispetto all’anno scorso.
Quattro famiglie su dieci non hanno dubbi e consumeranno almeno uno dei due prodotti. Una famiglia su dieci non mangera’ altro che queste delizie di alta qualita’. Senza badare a spese. Per un uovo si spende mediamente intorno ai 40/42 euro al chilo con punte di 80/90; per una colomba fino a 40 euro. In entrambi i casi, un chilo di prodotto riesce a soddisfare le esigenze di almeno 10/12 persone.
Il fatturato delle colombe artigianali si attesta tra i sette e gli otto milioni su un mercato che ne vale circa 24. Il giro d’affari delle uova di cioccolato tra gli otto e i dieci milioni rispetto ai 30 complessivi. Lo rileva una indagine condotta tra le imprese di pasticceria e di cioccolateria associate alla CNA.
La colomba La leggenda narra che furono i pavesi, stremati da tre anni di assedio, a offrire in segno di pace un pan dolce a forma di colomba ad Alboino, re dei longobardi assedianti. La storia del marketing ci trasporta, invece, agli anni trenta, quando il genio della pubblicita’ e padre della comunicazione integrata italiana, Dino Villani, veneto di nascita ma milanese di adozione, porto’ la colomba al successo nazional popolare come gia’ aveva fatto con il panettone.
L’uovo Simbolo della resurrezione di Gesu’ per i cristiani, l’uovo, naturale o decorato, emblema della continua rinascita del ciclo della vita, fu comune alle civilta’ di tutto il mondo antico, dalla Polinesia alle Americhe, dalla Russia all’Egitto e alla Grecia. Nelle famiglie reali e di alta nobilta’ fin dal Medio Evo presero piede le uova artificiali in materiali preziosi, una tradizione che sara’ esaltata a fine ottocento dall’orafo degli zar, Peter Carl Faberge’. Nell’ultimo secolo si e’ sviluppato l’uso dell’uovo di cioccolato, spesso arricchito al suo interno da un dono, la sorpresa.
Ma che cosa orienta il consumatore verso la colomba artigianale e distingue il prodotto di pasticceria da uno industriale analogo, anche di qualita’ e costo elevati? Una serie di fattori sapientemente combinati trasformano un semplice dolce da forno in una leccorni’a. Non vanno adoperati prodotti semi-industriali ne’ conservanti e/o coloranti artificiali. Occorrono lievitazione e lavorazione naturale, burro non sfruttato eccessivamente per la produzione di formaggio, tuorli quanto piu’ freschi possibile, materie prime selezionate. La certezza degli ingredienti evita anche reazioni da intolleranza alimentare.
Punto di forza dell’uovo di Pasqua, oltre all’aspetto, e’ la qualita’ eccellente delle materie prime, a cominciare dal cioccolato. Al vertice delle preferenze i prodotti di artigiani “from bean to bar” (letteralmente: dalla fava di cacao alla barretta), vale a dire di cioccolatieri che controllano l’intera filiera. E, comunque, il consumatore deve diffidare sempre – oltre che da siero di latte, aromi artificiali e grassi vegetali – dai troppi ingredienti in genere: piu’ pregiata e’ la materia prima, meno ce ne sono.
Il risultato dell’uovo da intenditori? Profumo intenso di vaniglia all’apertura della confezione, gusto equilibrato e rotondo all’assaggio, anche se il cioccolato e’ fondente, una variante che si sta sempre piu’ diffondendo a mano a mano che l’uovo, da prodotto per bambini, si trasforma in dolce per tutta la famiglia.
AGI