Si scrive servizi cloud per le aziende, si legge nuovi equilibri da tenere d’occhio con attenzione. Lo spaccato del mercato lo dà Canalys: secondo i dati del 2018, a condurre le danze è Amazon con il 31,7 per cento (in crescita del 47 anno su anno). Seguono Microsoft con il 16,8 per cento (+82 per cento) e Google, 8,5 per cento e una progressione annuale dell’93,9. Nell’inedito ruolo di inseguitore, non senza un certo fiatone, Mountain View è appena intervenuto sulla sua strategia per quello che nell’ultima trimestrale è stato (non meglio) definito «un business multimiliardario in forte crescita». Canalys quantifica le entrate annuali in 6,8 miliardi di dollari — 25,4 per Amazon e 13,5 per Microsoft. Come detto, sotto la guida del nuovo numero uno ed ex Oracle Thomas Kurian, BigG prova a cambiare marcia e lo fa a Cloud Next, evento in corso a San Francisco.
Anthos, prima novità rilevante lanciata dall’esperienza in beta di Cloud Services Platform, promette di dare alle aziende la possibilità di spostare i carichi di lavoro da un servizio all’altro e di gestirli con un unico sistema in grado di dialogare con i diversi attori del settore senza dover effettuare alcuna modifica. Da Google Cloud ad Amazon Web Services o Microsoft Azure e viceversa, dunque. La strategia è già stata adottata da Ibm, che sta giocando la partita con Red Hat, acquistato per 34 miliardi lo scorso anno. La base di Anthos è la tecnologia open source, sviluppata in casa, Kubernetes. È presto per capire se Google riuscirà a sfruttarla per tirare davvero acqua al suo mulino, come ha detto al Financial Times l’analista di Gartner David Smith. Di sicuro la mossa guarda nella stessa direzione delle autorità, che nella portabilità dei dati vedono l’unica alternativa agli spezzatini dei colossi, e alle necessità dei clienti, per i quali la dipendenza da un solo servizio può rivelarsi un deterrente.
A questo proposito, il Wall Street Journal ha recentemente fatto notare come lo stretto legame con Aws di Lyft, Pinterest e Slack — appena sbarcata in Borsa la prima (in attesa della maxi quotazione di Uber) e in procinto di quotarsi le altre due — corrisponda a una consapevolezza dei potenziali rischi. Sia Lyft sia Pinterest hanno tenuto a precisare nei documenti per gli investitori in vista delle quotazioni di essere legati ad Aws per «la maggior parte dei nostri calcoli, storage, trasferimento dati e altri servizi». Il futuro, invece, sembra essere delle soluzioni multipiattaforma. Google ci crede, e ci prova.
Martina Pennisi, Corriere della Sera