L’immagine del secolo ottenuta da radiotelescopi sparsi in tutto il mondo “Passo decisivo per svelare i segreti dell’oggetto più intrigante del cosmo”
Ecco la foto che cambia la scienza. Ora vediamo la prima immagine di un buco nero, il gigantesco gorgo di materia che attrae tutto e con la sua forza di gravità colossale trattiene persino la luce. E per questo è nero.
È uno straordinario successo di scienza e di tecnologia. Ciò che si vede è la sfera scura, circondata da un anello rosso di gas ad altissima temperatura che precipita verso il gorgo. Si tratta di un mostro cosmico con una massa corrispondente a oltre quattro miliardi di stelle come il Sole, collocato al centro della galassia Messier 87 (M87), nell’ammasso della Vergine, distante 55 milioni di anni luce.
Non è esattamente una foto come quella che possiamo scattare, ad esempio, alla Luna o ad altri corpi celesti vicino a noi: intanto perché vediamo il buco nero di M87 non com’è adesso, ma com’era 55 milioni di anni fa, vale a dire il tempo che ci ha messo la sua luce a raggiungerci, e poi perché l’immagine è composita. È infatti frutto di una collaborazione internazionale e di un’enorme somma di dati. Peraltro è sempre così quando si osservano gli oggetti nello spazio profondo: non è mai come fotografare gli oggetti di una vetrina.
Questa foto senza precedenti è il risultato del progetto internazionale noto come Event Horizon Telescope (Eht), al quale l’Italia partecipa con l’Inaf, l’Istituto nazionale di astrofisica, e l’Infn, l’Istituto nazionale di fisica nucleare. Otto radiotelescopi disseminati in tutto il mondo sono stati puntati insieme, a costituire l’equivalente di un unico telescopio virtuale. Ci sono voluti anni di osservazioni e 14 milioni di euro di finanziamento del Consiglio europeo delle ricerche, l’Erc.
Il risultato ha fatto il giro del mondo in pochi minuti. Pubblicato in un numero speciale della rivista «Astrophysical Journal Letters», è stato annunciato in sei conferenze stampa in Europa, Usa, Cile, Cina e Giappone. «Oggi si apre la prima pagina di un libro incredibile, nel quale è possibile realizzare osservazioni sempre più accurate di questi oggetti previsti un secolo fa da Albert Einstein», dice Luciano Rezzolla, direttore dell’Istituto di fisica teorica di Francoforte e membro del comitato scientifico che ha realizzato la foto e l’analisi teorica dei risultati.
Osservare i buchi neri significa guardare direttamente la materia in condizioni estreme, come quelle del Big Bang da cui ha avuto origine l’Universo, e ci aiuterà a capire la natura delle forze fondamentali che governano il cosmo.
Luigi Grassia, lastampa.it