Un rapporto che non mancherà di sollevare discussioni e qualche polemica. Perché sostiene che l’Italia avrebbe bisogno di nuovi inceneritori: gli attuali sono ormai saturi. In caso contrario, avremo presto non solo problemi a smaltire i rifiuti in eccesso, ma non riusciremo a centrare gli obiettivi europei di riduzione del ricorso alle discariche.
Entro il 2035, solo il 10 per cento dei rifiuti solidi urbani potrà finire in discarica: ma l’Italia viaggia ancora al 23 per cento e gli inceneritori sono dislocati soprattutto nel nord Italia. Lo sostiene il rapporto appena diffuso dedicato al “Recupero energetico dei rifiuti in Italia”, curato da Utilitalia (l’associazione che raccoglie le aziende di servizi pubblici). Il documento rivela come nel corso del 2017, grazie a 180 impianti tra inceneritori e impianti di “digestione anaerobica” della frazione organica dei rifiuti e dei fanghi da depurazione sono stati prodotti 7,6 milioni di MWh. Una quantità sufficiente per dare energia a 2,8 di famiglie italiane.
Dei 37 inceneritori, solo 7 sono in centro Italia e ancor meno (6) al sud: una disparità che renderà impossibile centrare gli obiettivi Ue per cui paghiamo già multe a Bruxelles per una eccessiva quota di rifiuti che bìviene ancora smaltita in discarica. Complessivamente, nel 2017 gli inceneritori hanno trattato 6,1 milioni di tonnellate di rifiuti, di cui 5,3 milioni sono rifiuti urbani (in leggera diminuzione rispetto ai 5,6 milioni dell’anno precedente). Per quanto riguarda gli impianti di digestione anaerobica, sono 55 per lo smaltimento della parte organica e 87 per i fanghi. Anche inq uesto caso, con una netta predominanza di impianti nel nord Italia.
Luca Pagni, Repubblica.it