Mentre il tabloid Sun definisce Jeremy Corbyn un “giuda” per la sua giravolta di ieri sul secondo referendum della Brexit, oggi anche Theresa May potrebbe annunciare un’altra svolta importante: e cioè la richiesta di un rinvio della scadenza del 29 marzo, oltre la quale c’è il baratro del No Deal, cioè l’uscita dall’Ue senza accordo, con tutte le possibili, catastrofiche conseguenze economiche.
La premier britannica sarebbe tentata da una soluzione simile, che sinora ha sempre scongiurato come Corbyn nei confronti del referendum, perché oramai la rivolta interna nel suo stesso governo sembra inarrestabile: una decina tra ministri e sottosegretari dell’esecutivo sarebbero fuori di sé e avrebbero chiesto a May di scartare pubblicamente l’ipotesi del No Deal, che lei sinora ha sempre utilizzato come minaccia per far approvare il suo piano in Parlamento. Una tattica che non ha portato i frutti sperati, tuttavia più si avvicina il 29 marzo più crescono le possibilità della premier di riuscire, incredibilmente, nell’impresa. Anche perché, paradossalmente, la mossa di Corbyn potrebbe serrare i ranghi del dilaniato partito conservatore.
Oggi May parlerà alla Camera dei Comuni e scoprirà le sue carte. Il rinvio della Brexit, che comunque dovrebbe essere approvato dall’Unione Europea, potrebbe esserle utile anche per sgonfiare la minaccia dell’emendamento della laburista Yvette Cooper, che andrà ai voti domani. Nel caso passasse, May avrebbe tempo fino al 13 marzo per far approvare il suo accordo dalla Camera dei Comuni, altrimenti il Parlamento le strapperà il timone e chiederà unilateralmente il rinvio della Brexit, a quel punto a serio rischio. Intanto, le sole voci mattutine sull’estensione della scadenza del 29 marzo, temutissima dagli investitori, ha fatto schizzare la sterlina ai massimi da tre settimane.
Antonello Guerrera, Repubblica.it