Non baciava Gable perché credeva di essere sua figlia
Da una foto mostratale dalla madre, si convinse che fosse il padre mai conosciuto e sul set con lui era in imbarazzo
Ecco una ricorrenza suggestiva. Era il 23 febbraio del 1956, esattamente 63 anni fa: Norma Jeane Baker Mortenson cambiò legalmente il suo nome in Marilyn Monroe. Quel nome è rimasto famoso nella storia del cinema. E di lei è stato scritto tutto: libri biografici, milioni di articoli e interviste, infiniti pettegolezzi, malignità ed elogi esaltanti. La mia opinione è che fosse un’inguaribile ingenua. Oggi Marilyn condividerebbe ogni bufala su Facebook, piangerebbe per false storie di gattini bonsai cresciuti in bottiglia e abboccherebbe a ogni catena di Sant’Antonio. E sarebbe un’ottima cliente di televendite cialtrone. Si era procurata una crema a base di ormoni, che le avevano spacciato come essenziale per la luminosità della pelle. Il risultato fu il viso ricoperto con una fitta e sottilissima peluria bionda. Non la rimosse perché a sua dire, testarda, faceva riflettere meglio la luce sul suo viso, nei primi piani. Di segreti di bellezza anche bizzarri Marilyn ne coltivava parecchi. Molti testimoni riportano che si lavava pochino (e che mangiava a letto, per poi dormire fra le lenzuola piene di briciole e avanzi) e di averla sentita giurare che lo faceva per portarsi addosso un odore forte, erotizzante. Era cresciuta senza l’appoggio dei genitori, sballottata in affido fra undici diverse famiglie, spesso interessate solo al sussidio che si percepiva prendendo in casa bambini senza famiglia. La madre di Marilyn Monroe passava dalla casa agli ospedali psichiatrici ed era stata dichiarata inadatta ad occuparsi della figlia. Del padre non si è mai saputo chi fosse. Neanche sua madre lo sapeva e all’anagrafe l’aveva registrata col nome dell’ex marito, Martin Mortenson. Un giorno, mostrò a Marilyn la foto di un uomo che le indicò come il vero padre. Si chiamava Charles Stanley Gifford e assomigliava in modo impressionante a Clark Gable. Marilyn sviluppò così la convinzione che Gable fosse suo padre. Marilyn si ritrovò a lavorare con lui. E il disagio che provava nel recitare con Gable e baciarlo sul set del film Gli spostati, era molto forte: era convinta di esserne la figlia. Anche se in seguito si vantò di avere una storia segreta con lui. Marilyn era sempre in ritardo e faceva aspettare tutti sul set per ore. Quando, a fine riprese, Clark Gable morì per un infarto, la famiglia e altri accusarono Marilyn di averlo stressato troppo con capricci e ritardi. Lei, invece di ribellarsi, aggiunse al già insopportabile senso di inadeguatezza, la convinzione di aver ucciso suo padre.
Nel 1953 un’esordiente Marilyn Monroe inaugurò il primo numero di Playboy. Il fondatore della celebre rivista hot, Hugh Hefner, ormai è morto, invece l’immagine della bionda diva resta indimenticabile. Nella copertina del primo numero della rivista – pubblicato nel dicembre 1953 e venduta a soli 50 centesimi Marylin compare con uno scollato abito nero. Nelle pagine interne, invece, è completamente nuda, sdraiata sul velluto rosso. Le sono stati attribuiti anche rapporti con le donne: durante il caso dell’omicidio di tale Elyzabeth Short (Los Angeles, 1947), indagine condotta da Edgar Hoover, con improbabili sospettati, fra cui Orson Welles e Woody Guthrie, il nome di Marylin venne coinvolto. All’epoca si chiamava ancora Norma Jeane e non era famosa. Si sospettava che fosse stata una compagna di letto della Short, ma senza testimonianze 0 altre prove. Anche quando diventò famosa, Marilyn non riusciva a ricordare le battute. Per farle dire: «Sono io Sugar» in A qualcuno piace caldo ci vollero 60 ciak! Marilyn Monroe non sapeva farsi pagare il giusto, mentre colleghe come Liz Taylor incassavano già compensi milionari, e Jane Russel, sua coprotagonista in Gli uomini preferiscono le bionde, era stata pagata dieci volte più di lei: la sua quotazione si aggirava intorno ai 100.000 dollari. Nel 1962 la Century Fox dapprima l’aveva licenziata, perché i vertici non ne sopportavano più la mancanza di puntualità e il vizio di sparire per giorni dal set. Ma poi le riconobbe il cachet che spettava a una diva del suo calibro: 1 milione di dollari. Non li incassò mai: dopo pochi giorni fu trovata morta.
Marylin Monroe fu l’amante di entrambi i fratelli Kennedy. Per quanto riguarda John, le fonti non concordano sul primo incontro fra l’attrice e il futuro presidente degli Stati Uniti d’America. Il giornalista Jean Marcilly, grazie alle confessioni di Marilyn, racconta così l ‘inizio del rapporto: la diva viveva un momento difficile con il marito Henry Miller (aveva abortito recentemente), lui era sotto la minaccia di attentati. E lei per tranquillizzarsi chiese, Frank Sinatra intermediario, un incontro con John (che le disse che non aveva nulla da temere). Altri invece riferiscono che fu grazie ad un agente che nel 1954, in una festa a casa sua, i due si conobbero. Fu un semplice incontro informale, ma i due si incontrarono nuovamente a casa dell’attore Peter Lawford, tre anni dopo. Le fonti invece concordano nel dire che grazie a Lawford i due poterono incontrarsi ripetutamente. Nel 1959, al tempo in cui si diffuse la voce della sua frequentazione con Yves Montand durante le riprese di Facciamo l’amore, lei si affrettò a smentire tutto in una conferenza stampa. All’inizio Kennedy poteva permettersi di farsi vedere in compagnia con Monroe, più volte furono clienti dell’Holiday House Hotel di Malibù e poi a Santa Monica nella casa di Lawford. Nel luglio del 1960, ai tempi in cui lavorava in Gli spostati, l’investigatore Frank Hronek teneva sotto controllo la casa di Lawford e di sua moglie, scoprì che Kennedy si recava da Monroe per riposarsi. Le ricerche continuarono: venne intervistato un cameriere, di nome Ross Acuna, che la sera del celebre discorso di Kennedy al Coliseum (14 luglio 1960) vide prima sedersi la Monroe in compagnia di Sammy Davis Jr., poi arrivò Kennedy e Davis scomparve. Marylin si era confidata anche con il giornalista Sidney Skolsky, che notò come lei non chiamasse John per nome, ma solo presidente. David Heymann raccontò di incontri fra Marilyn e Kennedy al Carlyle di New York e di un volo sull’Air Force One: Marilyn si presentava come la segretaria di Peter Lawford. Ancora nel novembre del 1961 Kennedy venne visto in compagnia di Marilyn al Beverly Hilton Hotel. In seguito il presidente prese le distanze dall’attrice. Quando Marilyn Monroe gli regalò un rolex d’oro con incisa la frase « with love as always. Marilyn», l’orologio venne riciclato in dono a un dipendente (il gioiello fu poi venduto nel 2004 per 4,7 milioni di dollari!). Marilyn frequentò anche Bob Kennedy: il fratello del presidente fu il suo ultimo amante. Pare che Bob avesse promesso di sposarla e lei incautamente andava in giro dicendo ai suoi amici che sarebbe diventata moglie di un uomo molto importante. A quei tempi Marilyn diceva di essere incinta, come affermano sia un’amica, che la sua parrucchiera Agnes: quest’ultima aggiunse che Marilyn aveva abortito. Le testimonianze trovano conferma nelle indagini di un giornalista, secondo il quale abortì con l’aiuto di un medico statunitense che la seguì a Tijuana, in Messico. Ma durante l’autopsia non furono trovate tracce, forse perché l’aborto era avvenuto diverse settimane prima della sua morte. Ci sono molte storie sulla fine di questa diva infelice. Una fonte rivela che Marilyn abbia telefonato a un divo del cinema e gli abbia detto di avere appena assunto una dose letale di sonnifero. Usando le parole di Rhett Butler in Via col vento, questi le rispose: «Francamente, mia cara, non mi interessa». Marilyn gettò il telefono a terra. E morì.
Hanno detto di lei: «È la donna più donna che si possa immaginare. La maggior parte degli uomini esprime al meglio la propria mascolinità accanto a lei… è una sorta di calamita che fa emergere gli istinti primordiali dell’animale maschio» (Arthur Miller). «Mi colpì la sua pelle chiarissima. Sembrava una nuvola di panna montata. Mi sembrò una donna insicura, fragile e spaventata» (Valentina Cortese). «Mi fissò un appuntamento nel suo appartamento… Era un appartamentino modesto, arredato in maniera mediocre. Non c’era nulla che facesse pensare che li viveva una dea. Quandoè uscita dalla camera sono rimasto a bocca aperta. Lei si è scusata per il ritardo… Mi ha detto che non sapeva come vestirsi. Capisci, come vestirsi per incontrare me! Volevo risponderle che addosso a lei qualsiasi straccio andava bene. Ho capito che era una donna fragile, insicura. Una donna segnata dalla vita (a 91 anni fu violentata da un parente), che aveva il complesso di non aver studiato e voleva togliersi questa etichetta di oca bellissima. Non era così: era intelligente, ma fragile. Troppo fragile, vittima della sua bellezza» (Nantas Salvalaggio). «Quando ci siamo incontrale mi ha detto che la chiamavano la Gina Lollobrigida americana. Era di una modestia veramente sorprendente e mi è subito piaciuta» (Gina Lollobrigida). Marilyn Monroe era nata il 1º giugno 1926 alle 9.30 nel General hospital di Los Angeles come Norma Jeane Baker Mortenson. Si sposò a soli 16 anni con il ventunenne James Dougherty. A 20 anni divorzia. Dieci anni dopo si cambia il nome in Marilyn Monroe (Monroe è il cognome da nubile della madre). Nel 1954 sposa il famoso campione di baseball. Joe Di Maggio, da cui divorzia nel giro di un anno. Si trasferisce a New York per studiare all’Actor’s studio e conosce Arthur Miller, un intellettuale affascinante che aveva scritto commedie rappresentate in tutto il mondo. E il colpo di fulmine e i due si sposano nel 1956. L’anno dopo fonda, con l’amico fotografo Milton Green, una sua casa di produzione cinematografica, la Marilyn Monroe productions, con cui gira 11 principe e la ballerina al fianco di Laurence Olivier. È il primo e unico film della sua casa di produzione, ma è un fiasco. Come attrice si risolleva due anni dopo con l’esilarante commedia di Billy Wilder, A qualcuno piace caldo. La relazione con Miller traballa. La nuova passione si chiama Yves Montand, con cui nel 1960 gira Facciamo l’amore. Il loro flirt è breve e oggetto di gossip. Nel 1962 Marilyn riceve il Golden Globe come migliore attrice, ma la sua instabilità emotiva si aggrava. Si rifugia nell’alcol e nei barbiturici, entra ed esce come la mamma dalle cliniche. Nel 1962 Marilyn e Miller divorziano. A causa di ritardi, crisi isteriche e inaffidabilità viene licenziata dal set del film Something got to give e, un mese più tardi, nella notte fra il 4 e il 5 agosto 1962, viene trovata morta, apparentemente suicida, nella sua casa, per un’overdose di barbiturici. Molte voci hanno sempre sostenuto l’ipotesi dell’omicidio. Un mistero che ha contribuito a far entrare Marilyn nella leggenda.