Mike Manley, passo spedito e volto da attore, arriva allo stand di Fca al Motor Show di Detroit, accompagnato a sorpresa dal presidente John Elkann. Sorrisi gentili e strette di mano dal leader della famiglia Agnelli, ma niente di più oltre le parole di circostanza. E si capisce. Oggi la scena è tutta per il successore di Sergio Marchionne, al suo primo salone come leader dopo la scomparsa del grande manager lo scorso 25 luglio. Dal 2010 l’ex ad non aveva mai mancato un appuntamento con la kermesse del Michigan che è stata testimone della storica scalata della casa del Lingotto a Chrysler.
«La scomparsa di Marchionne – confida Manley – dimostra che bisogna essere preparati a tutto. Sergio mi ha insegnato molto. È stato un riferimento di business education». Lui si è buttato a capofitto nell’impresa, cercando di tracciare, pur nel segno della continuità, una sua rotta autonoma e originale. «Da quando sono stato chiamato al verice di Fca – ha aggiunto – il focus è stato sulla performance finanziaria, sui marchi e sul cambiamento di team. Sono stati sei mesi intensi. Sono pronto ad affrontare il 2019».
A Manley, ora al timone di Fca, il compito di fare il punto sul piano industriale al 2022, annunciato quando ancora c’era Marchionne e poi limato: lancio dei nuovi modelli, elettrificazione e guida autonoma, investimenti in Italia (5 miliardi di euro) e riposizionamento in Cina. Dovrà fronteggiare la mina delle tensioni commerciali in un contesto di mercato in flessione, non solo in Europa e in Italia ma perfino in Cina nel 2018, come non succedeva da 20 anni. Fca ha annunciato 13 nuovi modelli di cui 12 con motorizzazioni ibride di vari liveli – dal “mild hybrid” al “plug in hybrid”, fino ad arrivare alla propulsione a zero emissioni. Nelle previsioni dell’azienda l’attuazione del piano dovrebbe garantire la piena occupazione entro il 2021.
Piena occupazione
Sulla questione Manley è stato chiarissimo: il piano da 5 miliardi di investimenti previsto in Italia nel 2019-2021 «sarà rivisto» e quindi anche il progetto di piena occupazione negli stabilimenti italiani entro il 2021. Quel piano, ha precisato, fu pensato prima che l’ecotassa su auto di lusso e Suv venisse introdotta in Italia. Da allora «il contesto è cambiato». Si tireranno le fila quando si conosceranno tutti i dettagli operativi del provvedimento.
In compenso Fiat Chrysler Automobiles prevede di aumentare la capacità produttiva nei prossimi anni per sostenere la costruzione di due nuovi modelli Jeep, tra i quali figura il ritorno di Jeep Grand Wagoneer. Manley non ha voluto precisare tuttavia quanta manodopera Fiat Chrysler potrebbe assumere, né dare tempistiche sull’allestimento delle nuove linee di montaggio. «Questi piani saranno messi a punto nel prossimo futuro».
Fca è comunque nelle condizioni di andare avanti come società indipendente. Manley ha sottolineato il «livello di stabilità» senza precedenti dal punto di vista del bilancio, soprattutto dopo la vendita di Magneti Marelli». Ma ha anche aggiunto: «Sarebbe sbagliato escludere del tutto partnership».
Rubare la scena
La rassegna che si è aperta ieri a Detroit, con le anteprime per la stampa, sarà l’ultima edizione invernale del North American International Auto Show (Naias), che dal 2020 si svolgerà a giugno, lasciando così campo libero al Ces di Las Vegas, contro il quale faticava a reggere la concorrenza. A dare forfait a Detroit nel 2019 costruttori come Bmw, Audi e Mercedes. Poche le novità attese, fatta eccezione per il rinnovato Ram 1500 del gruppo Fca e la Volkswagen Passat modello dell’anno 2020. A rubare la scena al Cobo Center potrebbero essere invece le novità sul fronte dell’alleanza tra Ford e Volkswagen. I dettagli dell’intesa dovrebbero essere annunciati proprio a Detroit, dopo la lettera d’intenti siglata nel 2018. La cooperazione dovrebbe riguardare la fabbricazione di veicoli commerciali, guida autonoma e mobilità elettrica. L’ad di Volkswagen, Herbert Diess, ha già fatto sapere che il gruppo tedesco intende utilizzare alcune fabbriche Ford negli Stati Uniti. Ford per ora si limita a dire che i colloqui «procedono bene».
Intanto, confermando i suoi sforzi per compiacere il presidente Trump e allentare l’attenzione sullo scandalo dieselgate, l’amministratore delegato Herbert Diess ha annunciato che Volkswagen produrrà auto elettriche negli Stati Uniti a Chattanooga, in Tennessee, dove investirà 800 milioni di dollari. L’investimento si tradurrà nella creazione di mille posti di lavoro. «La produzione di auto elettriche a Chattanooga – ha commentato l’ad di Vw – è centrale nella nostra strategia di crescita in Nord America».
Teodoro Chiarelli, La Stampa