Ministro Giulia Bongiorno, il decreto sicurezza sembra aver condensato una larga opposizione. Come andrà a finire?
«Si sta dipingendo la situazione attuale come se l’anomalia fosse il decreto sicurezza. Ma la vera anomalia è quanto succedeva in passato. In maniera fuorviante ed erronea si è accettato negli scorsi anni l’ingresso, indiscriminato, di chiunque in Italia. Con la conseguenza che oggi chi vuole garantire ordine deve fare i conti con un’eredità difficile da gestire. E addirittura, paradossalmente, viene accusato di razzismo e di disumanità. Ma la battaglia non è tra buoni e cattivi, bensì tra caos e ordine».
Lei, da garantista doc, crede davvero che sia una legge garantista verso i migranti?
«È di assoluto rispetto di tutte le garanzie. Introduce maggiori tutele per chi scappa dalle guerre, per chi è perseguitato. L’ordine giova a coloro che sono dalla parte della ragione. E questa legge riuscirà a porre fine al fenomeno dei finti profughi e dei furbetti. Chi è legislatore ha il dovere di farsi carico di tracciare nettamente una linea di confine tra legittimo e illegittimo».
È illegittimo il comportamento dei sindaci che non vogliono applicare questa legge?
«Sicuramente se alle parole seguissero condotte di disapplicazione sarebbero in una situazione di illegittimità. Esistono delle procedure da seguire, per sollevare questioni di incostituzionalità. E quelle vanno seguite. È di una gravità inaudita che chi rappresenta le istituzioni scelga di non applicare una legge».
Sta dicendo che la disobbedienza civile è uno pseudo-concetto?
«È un alibi inaccettabile. Le parlo da avvocato. Lo sa quante volte arrivano sentenze che si ritengono ingiuste? Tantissime volte. Ma dico sempre ai miei clienti che protestano per una condanna: bisogna rispettare le sentenze, sempre e comunque. Lo stesso vale per le leggi. Altrimenti, si arriva all’arbitrio. Si dice spesso, in maniera caricaturale, che è la Lega il partito della giustizia ’fai da te’, ma non è vero affatto. Sono gli altri, penso soprattutto al sindaco Orlando, che vogliono il far west».
Lei da cattolica dovrebbe approvare le critiche della Chiesa a questa legge. O no?
«Intanto, ho apprezzato l’appello appena fatto dal Papa ai leader europei, in cui li invita a risolvere la questione dei migranti. Esiste ancora oggi questo problema perché l’Europa non l’ha voluto affrontare. Si è limitata a scaricare tutto sulle nostre spalle. Ma ora finalmente l’Italia ha deciso di non farsi più carico di tutto».
La Cei vi critica.
«Ma un legislatore non può fingere che non esistano i problemi. Deve scrivere regole e farle rispettare. E questo non significa affatto che siamo intolleranti. Non è più intollerante o razzista chi lascia, in nome di una falsa accoglienza, che la situazione incancrenisca?».
Sulla legittima difesa non tira una buona aria. M5S anche per problemi interni vorrebbe farla slittare almeno a dopo il voto europeo. È preoccupata?
«Le assicuro che questa legge si farà e si farà in tempi brevi. Non vedo assolutamente il problema delle divisioni nei 5Stelle, e tra 5Stelle e Lega. Su quel testo, che afferma che tra l’aggressore e l’aggredito va difeso quest’ultimo, c’è intesa. Se c’è qualcuno che non la pensa così, va contro la logica e il buon senso. Io da avvocato ho difeso un gran numero di persone aggredite in casa. Anche quando poi sono state assolte, hanno avuto la vita segnata dal calvario di processi lunghissimi».
Crede che la legittima difesa verrà approvata prima delle Europee?
«Assolutamente sì. Il ministro Bonafede la condivide in pieno e abbiamo lavorato tutti insieme fin dall’inizio. Questa legge è nel Contratto di governo ed è in linea con le norme di altri Paesi europei che fanno leva sull’importanza che deve avere lo stato di ansia e di paura per scriminare. L’Italia era rimasta assai indietro su questo tema».
La sensazione, comunque, è che le divisioni politiche e la campagna elettorale portino a uno stallo dell’attività di governo da qui a maggio. Scenario reale?
«Non mi sembra proprio. Non vedo nessuna stasi all’orizzonte. Per quanto riguarda il mio dicastero, tra le priorità c’è quella di fare approvare anche alla Camera il provvedimento che introduce la verifica della presenza sul posto di lavoro tramite le impronte digitali. Se ne parla da decenni, ora ci siamo. Questo provvedimento è stato accolto con favore dai dipendenti pubblici, perché la stragrande maggioranza di loro sono le prime vittime dell’assenteismo di alcuni colleghi. Spero sia approvata entro febbraio. Sarà una vera svolta».
Con il placet dei sindacati?
«Li ho incontrati e ho detto: possiamo discutere di tutto, tranne che dei reati. Dare il proprio cartellino al collega, perché timbri una presenza fittizia, non è semplice malcostume. È truffa aggravata! Su questo non farò passi indietro».
Gli statali andranno da luglio in pensione con quota cento?
«La finestra è di sei mesi perché devo garantire la continuità amministrativa, e nella Pa si entra per concorso. Per la partenza stiamo valutando due ipotesi: quella di luglio o di ottobre. Stiamo facendo una valutazione per capire quanti sceglieranno quota cento. E c’è anche da dire sul Tfr».
Quali le modifiche?
«Entro la metà della prossima settimana, si troverà la soluzione per anticipare il Tfr. Siamo a pochi metri dal traguardo. Non ci devono però essere equivoci, il differimento e la rateizzazione sono conseguenze di norme di precedenti governi».
La riforma delle autonomie quale impatto avrà sull’amministrazione centrale?
«È una legge che sta prendendo forma. Già da ora l’amministrazione centrale ha come interlocutori quotidiani le regioni e i comuni. Una maggiore autonomia che garantisca efficienza può essere soltanto positiva. Sto pensando, e questa è una novità importante, di far fare concorsi regionali per la Pa, perché assicurano maggiore rapidità nel reclutamento e favoriscono la riduzione dei costi. Oltretutto, concorsi regionali unici al posto di centinaia di concorsi comunali garantiscono omogeneità di valutazione e massima trasparenza».
Tanti progetti, ma se dopo le Europee non ci sarà più il governo resteranno tutti per aria?
«Dopo il voto di maggio si andrà avanti e continueremo a lavorare come abbiamo fatto finora. La convivenza con i 5Stelle viene descritta come infernale. Ma non è questo l’aggettivo giusto. Lega e M5S sono diversi e complementari. E mi sembra che questo mix qualche risultato importante sia riuscito a produrlo».
Marco Ajello, Il Messaggero