Una macchina da guerra con denti aguzzi come pugnali e zampe dagli arti forti come l’acciaio. Il dinosauro e predatore più grande e antico si chiama Saltriovenator zanellai e soprattutto è italiano. Un ceratosauro vissuto 200 milioni di anni fa nell’attuale Lombardia, lungo quasi 8 metri e che pesava almeno una tonnellata. Questo l’identikit svelato a Palazzo Reale a Milano dai paleontologi Cristiano Dal Sasso, Simone Maganuco e Andrea Cau il 19 dicembre.Il Saltriovenator zanellai è il primo dinosauro italiano del Giurassico e unico dinosauro lombardo, rappresenta una nuova specie che retrodata di 25 milioni di anni la comparsa dei grandi dinosauri predatori. Si tratta di un cacciatore d’agguato ad andatura bipede che viveva tra le spiagge tropicali e le foreste lussureggianti che ricoprivano l’attuale Lombardia occidentale. Il suo identikit, pubblicato sulla rivista PeerJ, rivela un giovane esemplare di dimensioni impressionanti per l’epoca, con un cranio di 80 centimetri armato di denti aguzzi e arti anteriori con quattro dita, di cui tre possenti e artigliate. La loro anatomia suggerisce che le ali degli uccelli derivino dalla fusione delle prime tre dita dei dinosauri teropodi.Dal Sasso, paleontologo del Museo di Storia Naturale, ha spiegato: “Sebbene frammentario, lo scheletro mostra un mosaico di caratteri anatomici ancestrali e derivati”. Per riuscire a identificare le ossa più frammentarie, il paleontologo è andato in California e a Washington dove dagli scheletri più completi ha potuto ritrovare la posizione dei frammenti in suo possesso: “Non tutti i frammenti combaciano, ma molti sono adiacenti e ci permettono di ricostruire la forma di intere ossa. Per completare il puzzle abbiamo usato anche una stampante 3D”.I resti di Saltriovenator rappresentano le prime ossa di dinosauro su cui sono state trovati morsi e rosicchiature di pesci e invertebrati marini, segno che la carcassa è rimasta sul fondo marino per mesi o anni prima di fossilizzare. Il ritrovamento è avvenuto nel 1996 a Saltrio, in provincia di Varese, in una cava nota per aver fornito blocchi di pietra per il Teatro alla Scala, la Galleria Vittorio Emanuele e il Palazzo Reale di Milano, nonché parte della Mole Antonelliana e la Cappella Colleoni di Bergamo.