I cinesi sono di gran lunga i maggiori aficionados dello shopping internazionale. Un primato dovuto alle “spalle larghe” della loro base di consumatori, che da sola sposta i numeri complessivi del fenomeno.
A fotografare la situazione sono i dati dello Shopper Index Report di Planet, società che offre soluzioni integrate per i pagamenti internazionali, inclusi i servizi di rimborso IVA. Secondo questa ricognizione, il settore retail europeo nel terzo trimestre 2018 ha registrato un rallentamento marginale nelle vendite ad acquirenti internazionali. Il comparto paga il conto delle svalutazioni monetarie e del rallentamento economico che hanno colpito alcuni mercati emergenti, in particolare dell’area Asia-Pacifico.
Andando a vedere i dati di Planet relativi agli acquisti Tax Free in Europa, suddivisi per mercato di origine dell’acquirente, si determina una graduatoria dello shopping. E in cima alla classifica si è imposta la Cina, con un indice di quasi tre volte superiore al punteggio degli Stati Uniti, saldi in seconda posizione. “Nonostante si posizioni al quarto posto per valore medio di una singola transazione (ATV), il nono tasso di inflazione più basso e abbia registrato unasignificativo indebolimento della valuta, l’enorme volume della spesa dei consumatori cinesi posiziona la nazione comodamente in vetta. I turisti cinesi spendono più all’estero che qualsiasi altra nazione, con oltre 270 miliardi di dollari in tutto il mondo nel 2017 – più del doppio del volume di spesa dei secondi classificati Stati Uniti. La festività annuale della Golden Week in Cina si è dimostrata emblema di questo fenomeno, poiché le vendite esentasse agli acquirenti cinesi durante il periodo festivo sono aumentate del 5,8% rispetto all’anno precedente”, dice una nota sul report.
Come si diceva, soffrono alcuni emergenti dei quadranti orientali del globo. “Il punteggio di 142 di Hong Kong corrisponde ad un calo di 21 punti rispetto al trimestre precedente – la più grande battuta d’arresto rispetto agli altri paesi – mentre il punteggio di 88 punti della Malesia ad un calo di 17 punti”, sono i casi citati. “L’economia di Hong Kong è passata da una crescita inaspettatamente elevata del 4,6% del PIL su base annua nel primo trimestre ad un 3,5% nel secondo trimestre. Molti analisti e commentatori si aspettano che le controversie commerciali in corso tra Cina e Stati Uniti abbiano un impatto negativo sull’hub finanziario di Hong Kong, fortemente legato al commercio. Per quanto rigurda la Malesia, Il terzo trimestre ha visto un considerevole calo delle vendite ai viaggiatori di questo paese, con una diminuzione del 18,9% rispetto al trimestre precedente. La crescita nell’economia malese è rallentata nel periodo dell’anno preso in esame, passando dal 5,4% al 4,5%: fattore che ha influenzato non solo il posizionamento del paese nell’indice generale, ma anche il livello di reddito disponibile che i cittadini possono spendere all’estero”.
A differenza dei mercati emergenti della regione APAC, i paesi sviluppati dell’Australia e del Giappone – con un punteggio generale risprettivamnte di 90 e 96 – hanno registrato una crescita trimestrale di 13 e 14 punti. I ranking superiori a 100 indicano una maggiore capacità di spesa superiore rispetto alla media del mercato, mentre i punteggi inferiori a 100 indicano un potere d’acquisto più debole.