L’introduzione dell’Iva sull’e-commerce fa desistere Amazon da uno sbarco, annunciato con rullo di tamburi, sul ricco mercato elvetico, con una piattaforma dedicata espressamente alla Svizzera.
Nei giorni scorsi il colosso statunitense delle vendite online ha inviato, a sorpresa, una e-mail a 100 mila clienti elvetici per informarli che, a partire dal prossimo 26 dicembre, se vorranno far capo ai suoi servizi dovranno rivolgersi ad Amazon France e ad Amazon Deutschland. Ovvero alla filiale francese e a quella tedesca del gruppo di Seattle.
La retromarcia di Amazon, che in Svizzera viene vissuta come una piccola vittoria dei commercianti al dettaglio, fa seguito alla decisione del Governo di Berna di imporre l’Iva del 7,7% anche alle vendite online di importi modesti, inferiori per intenderci ai 5 euro, nel caso in cui la società estera che li fornisce fatturi dai 100 mila franchi in su all’anno, circa 85 mila euro. Una cifra che, nella Confederazione, Amazon impiega un’ora e mezza a guadagnare. Ma non con i prodotti ordinati su Amazon.com, bensì quelli ordinati sugli altri siti Ue del gigante americano, in prevalenza quello tedesco. Ecco, allora, che aprire una piattaforma in Svizzera, con il rischio di dover pagare l’Iva sui prodotti da essa mediati, è diventato un passo troppo oneroso e ha portato Amazon a desistere. Già oggi, in effetti, grazie ad Amazon Deustschland l’azienda statunitense arriva a fatturare, nella Confederazione, 431,6 milioni di franchi, oltre 366 milioni di euro, posizionandosi al terzo posto, dietro la piattaforma svizzera Digitech.ch e la tedesca Zalando.
“Così facendo- commenta a Repubblica l’economista dell’università di Friburgo, Sergio Rossi- Amazon si è dimostrata scaltra, perché può continuare a massimizzare i profitti, anche a discapito dell’interesse generale, visto che, nel caso svizzero, può evitare il pagamento dell’Iva, sui prodotti importati e che non interessano il consumatore. Mi sembra, francamente, una visione poco lungimirante, improntata a una logica neo-liberista”. Per quale ragione? “Perché, alla fine, i tragitti dai centri logistici tedeschi sono più lunghi e, di conseguenza, la consegna delle merci comporterà maggiori costi ambientali”.
Franco Zantonelli, Repubblica.it