Italia ‘arranca’, 86% delle imprese non utilizza tecnologie 4.0
Entro il 2020 i dati disponibili saranno 10 volte quelli attuali, mentre già oggi la data economy vale in Europa 60 miliardi di euro. I data center di portata industriale diventeranno quindi asset strategici, così come le infrastrutture sottostanti abilitanti di sistemi profondamente digitalizzati (cavi, connettori, satelliti, reti di telecomunicazioni). E’ quanto è emerso oggi durante la presentazione della seconda edizione del Rapporto “Geopolitica del Digitale – Nuovi confini, crescita e sicurezza del Paese” sviluppato da The European House – Ambrosetti. Per quanto riguarda l’Italia emerge che l’86% delle imprese non utilizza tecnologie 4.0, né programma interventi futuri. A soffrire maggiormente sono le PMI e le imprese meridionali: al Sud, solo il 5,2% delle PMI ha infatti adottato almeno una tecnologia digitale 4.0.
In questo contesto di crescita del mercato dai anche le minacce ‘evolvono’ e con esse le risposte più efficaci: nel solo 2017 si sono registrati quasi 1.200 attacchi cibernetici considerati gravi. A questa crescita vertiginosa dell’economia dei dati fa invece da contraltare il tema delle competenze e la ricerca di nuovi talenti in grado di sviluppare abilità per governare la rivoluzione digitale: il report evidenzia infatti che oggi circa 4 imprese europee su 10 faticano a trovare talenti adatti a ricoprire posizioni vacanti e solo il 30% della forza lavoro UE è dotata di competenze ICT sopra il livello base.
ANSA