Il social network ha risposto così al Senato statunitense, che aveva chiesto se Menlo Park avesse progetti simili a quelli di Google
Se mai avesse l’opportunità di tornare attivo in Cina, Facebook accetterebbe solo se fosse garantita libertà d’espressione. Il social network ha risposto così al Senato statunitense, che aveva chiesto se Menlo Park avesse progetti simili a quelli di Alphabet. La società che controlla Google sta infatti studiando Dragonfly, un motore di ricerca che obbedisce alla censura di Pechino(oscurando link, termini e ricerche scomode) pur di tornare nel ricco mercato cinese.
Facebook prende le distanze da Mountain View perché ricorda l’appartenenza alla Global Network Initiative, organizzazione che aderisce ai principi sui diritti umani delle Nazioni Unite. Una condizioni non sufficiente, visto che della Global Network Initiative fa parte anche Google e che l’adesione viene rivalutata ogni due anni. A oggi, comunque – scrive Facebook – «in linea con questi impegni, il rispetto dei diritti umani e l’attento esame delle implicazioni su libertà di espressione e privacy costituirebbero componenti importanti di qualsiasi decisione di entrare in Cina». Il social network è oscurato nel Paese asiatico dal 2009 e da allora non ha mai discusso «condizioni» che potrebbero consentirgli di tornare attivo.
La Stampa