Chi credeva che l’intelligenza artificiale ci avrebbe concesso tempo si sbagliava alla grande. Tra assistenti virtuali, auto connesse, algoritmi bancari e altro ancora, siamo infatti già in balia della più potente rivoluzione tecnologica degli ultimi tempi. Un’ondata di innovazione digitale foriera di tante opportunità, altrettanti rischi e, forse, limitata solo dalla fantasia.
È stato questo lo stimolante filo rosso che stamattina ha animato l’esordio dei “Talks on tomorrow“, il ciclo di conferenze dedicate al futuro organizzato da Repubblica in collaborazione con Audi e H-Farm. Proprio nel campus trevigiano di H-Farm è andata in scena la prima tappa di un percorso che, ha spiegato il direttore della Divisione digitale del Gruppo Gedi, Massimo Russo, nasce per “stimolare delle riflessioni sul futuro che sono in realtà riflessioni sul presente”. E che vuole portare i temi dell’innovazione digitale all’attenzione del grande pubblico perché “tendiamo a non capire fino in fondo la profondità del cambiamento, sottovalutando ciò che succede o cogliendone solo la dirompenza”.
Ecco perché il dibattito sull’intelligenza artificiale, moderato dal giornalista di Repubblica Jaime D’alessandro, si è avvalso delle voci di esperti provenienti da ambiti diversi, dalle imprese alle università fino i centri di ricerca. “Si fa ricerca su AI, data mining e machine learning da anni ma solo ora siamo pronti per il trasferimento tecnologico – spiega Anna Monreale, ricercatrice presso il dipartimento di informatica dell’Università di Pisa e membro del laboratorio di conoscenza e data mining Kdd-Lab – Si aprono opportunità inedite, ad esempio per il supporto nella diagnosi di malattie o per la prevenzione degli incidenti stradali. Ma servono le competenze: attualmente formiamo meno persone di quelle che il mercato richiede”.
Sulla rapidità dei cambiamenti in atto si è focalizzato Fabrizio Longo, direttore di Audi Italia e, visti i massicci investimenti digitali del settore automotive, osservatore privilegiato dal fronte 4.0: “Il cambio di passo impresso dall’AI al settore auto non ha eguali, tanto che ormai il Salone di Francoforte sembra il Consumer electronic show di Las Vegas, e viceversa. I costruttori sono “felicemente costretti” a investire sulla tecnologia perché siamo davanti a un nuovo paradigma della mobilità – fa notare Longo – Dobbiamo essere in grado di anticipare il futuro. Che è anche lo stesso compito che spetta al legislatore, ad esempio sulla guida autonoma. Non abbiamo però troppo tempo: la velocità è una discriminante fondamentale e non esiste brand che protegge dall’obsolescenza”.
Non sono ammessi temporeggiamenti anche perché, come ha fatto notare Andrea Agnello, Solution director di Ibm Italia, “l’intelligenza artificiale è già nella vita di tutti i giorni”. E rappresenta una partita che, ha aggiunto Agnello, ci chiama ad essere protagonisti come italiani ed europei: “Abbiamo le carte in regola: le idee, la professionalità e la curiosità non ci mancano. Serve però più coraggio sul versante degli investimenti”. Serve anche, gli ha fatto eco Francesco Morace, sociologo e presidente del Future Concept Lab, una tecnologia “inclusiva”: “Se lo sviluppo hi-tech diventa una galoppata da élite rischiamo una guerra civile, perché la gente comune non capisce, subisce e reagisce. Non esiste infatti un buon futuro senza distribuzione dei benefici”, sostiene Morace, che cita la grande tradizione dell’imprenditoria italiana: “Pensiamo a Olivetti e a Marzotto. Purtroppo, spesso il provincialismo ci fa innamorare di teorie di management che non ci appartengono”.
Andrea Frollà, Repubblica.it