Ore 9:20. Mercati deboli in scia a Wall Street e con l’aumento dei rendimenti sui titoli di Stato americani. Milano segna un calo dello 0,4%, Francoforte cede lo 0,2%, Londra lo 0,1% mentre Parigi tiene a +0,1%.
Lo spread tra Btp e Bund tedeschi si porta in area 310 punti base sulla piattaforma Bloomberg, mentre il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, si appresta a ricevere la visita del commissario europeo agli Affari economici, Pierre Moscovici. La Commissione cercherà di spuntare al premier la promessa di rivedere il progetto di Bilancio inviato il 15 ottobre in extremis a Bruxelles, ma le premesse sono quelle scandite dal vicepremier Matteo Salvini (“tiriamo dritto”) e dallo stesso Conte (“non c’è margine per cambiare”). Probabile allora che nei prossimi giorni si arrivi a una bocciatura europea, con la Commissione impossibilitata ad accettare quell’extra-deficit nonostante i toni resteranno concilianti. I Btp decennali rendono il 3,5%.
La riduzione delle esportazioni giapponesi, in calo per la prima volta in 22 mesi, ha pesato questa mattina sulla Borsa di Tokyo (-0,8%), che aveva aperto già debole per l’eredità di Wall Street e ha trascinato al ribasso gli altri listini asiatici. Ha impattato sugli scambi nipponici anche un report della banca del Giappone che mostra che due regioni hanno abbassato le previsioni economiche a causa dell’impatto delle recenti catastrofi naturali. La Fed ha confermato i graduali aumenti dei tassi di interesse – nonostante le sparate di Trump contro questa scelta – mentre sullo sfondo, restano le tensioni sul commercio tra Cina e Stati Uniti, che pesano soprattutto sulle Borse di Shanghai (-2,1%) e Shenzhen (-1,8%). Ieri sera, la Borsa Usa ha chiuso con il Dow Jones in calo dello 0,4% e il Nasdaq praticamente invariato.
Nell’agenda macroeconomica vanno le vendite al dettaglio della Gran Bretagna, poi le richieste di sussidio per la disoccupazione, l’indice della Fed di Philadelphia e quello anticipatore dell’economia dagli Stati Uniti. Euro in calo all’avvio di giornata: cede lo 0,15% a 1,148 dollari. In Asia lo yen guadagna lo 0,1% a 112,49 dollari mentre lo yuan cinese scende ai minimi dal 2017 (-0,1% a 6,935) dopo che, nonostante le accuse di Trump, il ministero del tesoro Usa ha riconosciuto oggi in un rapporto che la Cina non ha svalutato la propria moneta per favorire l’export chiedendo comunque più trasparenza. Sempre sotto i riflettori la sterlina, imbrigliata dalle discussioni su Brexit che sembrano su un canale morto.
Tra le materie prime, il petrolio è in lieve rialzo sui mercati, dopo il forte calo registrato ieri. Il greggio Wti del Texas passa di mano a 69,83 dollari con un rialzo di 8 centesimi mentre il Brent del Mare del Nord quota 80,08 dollari (-0,04%). Se c’è chi beneficia delle tensioni commerciali fra Cina e Usa e della prospettiva della crescita dei tassi di interesse della Federal Reserve, è il prezzo dell’oro, spinto ai massimi degli ultimi quattro mesi. Il metallo con consegna immediata passa di mano a 1222,8 dollari l’oncia con un rialzo dello 0,1%.
Repubblica.it