Continua la guerra tra Ryanair e consumatori. Dopo le polemiche sul bagaglio a mano e le cancellazioni dovute agli scioperi, ora la miccia è stata innescata da 2 righe nascoste tra le pieghe dei nuovi “termini e condizioni” presentati dalla compagnia.
In caso di controversie legali, infatti, ora i clienti di Ryanair dovranno rivolgersi a un tribunale irlandese. Tutto questo in barba al regolamento comunitario 44/2001 secondo il quale il foro competente dev’essere quello dello stato cui appartiene il consumatore e, in ogni caso, lascia a quest’ultimo la possibilità di scegliere.
Nel caso in cui un rimborso chiesto online non vada a buon fine, ad esempio, le nuove clausole costringerebbero quindi i clienti non irlandesi della compagnia (che sono la stragrande maggioranza) a sostenere costi che potrebbero indurli a rinunciare all’azione legale. Ci vorranno infatti grande tenacia e disponibilità economica per andare avanti lo stesso, considerato che solo di parcella per l’avvocato potrebbero andar via oltre 2000 euro.
Contro le nuove clausole ha parlato anche il commissario europeo per la Giustizia Vera Jourovà: “Il fatto che i passeggeri possano adire le vie legali solo in Irlanda è chiaramente contro i diritti dei consumatori. Mi appello alle autorità che tutelano i consumatori perché agiscano” ha tuonato su Twitter Jourovà.
Parole apprezzate anche da Federconsumatori, che però rilancia: “Per tutelare i viaggiatori non bastano annunci e commenti sui social network. Abbiamo già denunciato in altre occasioni le condotte poco trasparenti di Ryanair, che sempre più spesso adotta provvedimenti finalizzati a limitare impropriamente i diritti dei viaggiatori, e il problema sta assumendo dimensioni importanti nel settore dei trasporti e del turismo. Considerando dunque la rilevanza della questione, chiediamo non solo che l’appello del Commissario non cada nel vuoto ma anche che le stesse istituzioni UE intervengano quanto prima con azioni concrete a difesa dei cittadini, varando provvedimenti ad hoc per impedire a Ryanair di applicare clausole vessatorie, per garantire la possibilità di ricorrere alla tutela legale in tutti i Paesi in cui la compagnia è operativa e per garantire il rispetto delle regole da parte di tutti gli operatori”.
Federico Formica, Repubblica.it