L’influenza che verrà causerà in Italia un’epidemia di “intensità media”, che costringerà a letto “non meno di 5 milioni di persone” – alle quali se ne sommeranno “almeno altrettante colpite da sindromi parainfluenzali” – ma che potrebbe anche riservare sorprese perché “molto dipenderà dal meteo: se l’inverno dovesse essere più lungo e freddo, sicuramente si avranno più malati”. E’ la previsione di Fabrizio Pregliasco, che a Milano è virologo e ricercatore del Dipartimento di scienze biomediche per la salute dell’università degli Studi, e direttore sanitario dell’Irccs Galeazzi. L’esperto ha diffuso la sua stima oggi nel capoluogo lombardo, in occasione del tradizionale incontro sul tema promosso da Assosalute-Federchimica, l’Associazione nazionale farmaci di automedicazione.
I calcoli dello specialista si basano sull’andamento dell’influenza nell’altra metà del pianeta, dove le stagioni sono invertite. “Nell’emisfero australe la stagione influenzale sta scorrendo con bassi livelli di diffusione – spiega Pregliasco – e con una prevalenza del virus A/H1N1” che fu responsabile della pandemia del 2009, “anche se in quest’ultima parte di stagione rimane l’incognita del contributo del virus B che potrebbe innalzare il bilancio complessivo”. In ogni caso il virologo invita a “non abbassare mai la guardia. Quanto è successo l’anno scorso ce l’ha ricordato chiaramente. Ci aspettavamo una stagione influenzale di media intensità e invece è stata una delle più pesanti degli ultimi anni. Una lezione che non dobbiamo dimenticare”.
Se sotto il termine generico di “influenza” si tende a comprendere una grande varietà di forme infettive, Pregliasco ricorda che si può parlare di “vera influenza” solo se ci sono tre condizioni presenti contemporaneamente: febbre elevata (più alta di 38 gradi) a insorgenza brusca; sintomi sistemici come dolori muscolari-articolari; sintomi respiratori come tosse, naso che cola, congestione-secrezione nasale o mal di gola. In tutti gli altri casi si parla di “infezioni respiratorie acute o sindromi parainfluenzali”. Quelle che l’esperto ha ribattezzato sindromi da “virus cugini” che “colpiranno – precisa all’AdnKronos Salute – almeno altri 5 milioni di italiani, se non di più”.
Il virologo ammonisce sull’importanza della profilassi: “Il vaccino antinfluenzale è un salvavita per le persone fragili, ovvero tutti gli anziani sopra i 65 anni e i malati cronici per i quali l’influenza potrebbe determinare complicanze – afferma – e può rappresentare un’opportunità di riduzione dell’assenteismo scuola-lavoro e del rischio di contagiare soggetti fragili della propria famiglia. Non protegge da tutte le forme non dovute a virus influenzali e a volte non evita completamente la malattia, ma ne attenua i sintomi e il rischio di complicanze”.
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