Dal Vaticano alle autostrade, il potere evita di rispondere: non se lo può più permettere
(di Cesare Lanza per LaVerità) Seguendo le cronache su Francesco silente, rispetto alle accuse di monsignor Carlo Viganò sui gravi episodi di pedofilia nella Chiesa, mi è tornato in mente re Farouk al casinò di Sanremo. L’episodio è famoso e me lo confermò un testimone, un vecchio croupier. Dunque negli anni Cinquanta Farouk frequentava la casa da gioco ligure e desiderava che per lui organizzassero un tavolo da poker (non contemplato tra i giochi per i comuni clienti). Detto, fatto: molti riccaccioni erano allettati dalla voglia di fare una partitina con una simile celebrità. «A parte il fatto che Farouk durante il gioco ordinava micidiali frittate con aglio e cipolle e nessuno osava dirgli di no», mi raccontò il croupier, «una sera un giocatore dichiara il punto: poker di donne. E Farouk imperturbabile: poker di re. Mescolando però il mazzo, senza mostrare le sue carte, e dicendo freddamente all’attonito avversario: parola di re». Papa Francesco forse vuole fare la stessa cosa, di fronte a Viganò? Ha detto ai giornalisti che non gli uscirà una parola di bocca, sull’argomento. Che vuoi dire? Parola di Papa e si mescolano le carte? Penso che abbia il dovere di parlare e di parlare chiaro. Purtroppo per lui, non siamo più negli anni Cinquanta: la trasparenza è un obbligo per tutti, più che mai per la Chiesa e il suo più alto rappresentante. Capisco che Francesco abbia piacere di intrattenersi in passatempi futili, ad esempio in telefonate e chiacchiere con Eugenio Scalfari, sui massimi sistemi e per astruse intervistacce, ripetitive (peraltro puntualmente smentite). E capisco anche che, com’è successo in tante altre occasioni, l’accusatore in questo caso monsignor Viganò – sia immediatamente investito da orribili accuse e varie insinuazioni, a (pelosa) difesa dell’accusato. Ma, come si dice volgarmente, non mi interessa niente di Mazzini e Garibaldi, ovvero delle chiacchierate di Scalfari (a proposito, perché non intervista – è un habitué! – il Pontefice anche su questo argomento?) e delle eventuali malefatte di Viganò. Il punto centrale è ben altro: Francesco era a conoscenza, sì o no, degli episodi di pedofilia? E li ha coperti, sì o no? La trasparenza insomma è indispensabile. E anche al rappresentante di Dio in terra risulterà molto arduo sottrarvisi.
Uguale conclusione per la tragedia del ponte crollato a Genova. Qui – voglio sperare – si è fatto un passo avanti, per la trasparenza. E meravigliosa per lucidità mi è parsa la sintesi del nostro amico Riccardo Ruggeri. Le carte sono sul tavolo, chiare e non più discutibili: a differenza che per Mani pulite, quando i documenti furono molte volte manipolati e confusi, contestabili. All’autorità giudiziaria spetta il dovere di accertare le responsabilità penali. E al nostro governo, il compito di recuperare il maggior denaro possibile – denaro pubblico – dai profitti ingiustamente lucrati da Autostrade, denaro finito nelle casse della famiglia Benetton. Tertium non datur.
Infine, qualche parola anche su un caso piccolo piccolo: le nuove regole – riguardano Sky e la subentrante Dazn – per vedere in tv le partite di calcio. Ebbene, complice anche l’inadeguatezza delle autorità calcistiche, nessuna trasparenza: né nella sostanza, né nella forma. C’era un contratto per vedere tutte le partite su Sky. Ma ora non più, e al diavolo il contratto. Ne mancano molte, offerte (visibilità pessima, finora) da tale Dazn, di cui niente si sapeva, fino a ieri. E, ovviamente, a pagamento. È lecito, è accettabile, è sopportabile? I miei amici, come in genere tutti i clienti appassionati di calcio, si sono divisi in tre categorie. La prima: si china la testa e si paga, pur di vedere tutto il calcio. La seconda: si sente un brutto profumo di sopruso e si rinuncia a vedere le partite mancanti: si decide di non pagare un centesimo. La terza (una minoranza): si denuncia ciò che è successo e si fa causa, nei modi possibili. Bene: appartengo alla seconda categoria, ma mi fa piacere che l’Antitrust sia intervenuta, con una serie di contestazioni scomode, sia per Sky, sia per Dazn. Sta’ a vedere che per la trasparenza –una mia fissazione, per ogni settore – le cose stanno davvero cambiando.
Post scriptum: per chi ha deciso di piegarsi, pagare non è neanche facile. Le indicazioni sono complicate, un rebus. Si tratta di una semplice e abituale sciatteria o è una furbizia da Azzeccagarbugli?