Elon Musk non arretra e rilancia. Il piano per portare Tesla fuori dalla Borsa è reale e avrebbe il supporto del fondo sovrano saudita. Il chiarimento è arrivato con un post sul blog dell’azienda scritto dallo stesso Musk in cui ha spiegato che il soggetto principale che potrebbe sostenere l’operazione sarebbe il fondo sovrano saudita, che già nei giorni scorsi era emerso avere rilevato il 5% della società.
Musk, nei cui confronti la Sec ha avviato indagini dopo il controverso tweet in cui aveva per la prima volta annunciato la propria volontà di rendere nuovamente privata la compagnia garantendo che il finanziamento per questa costosissima operazione fosse “assicurato”, ha fornito alcuni dettagli che chiarirebbero la sua mossa.
Il fondatore di SpaceX ha spiegato che il 31 luglio scorso sarebbe avvenuto un incontro con il direttore generale del fondo sovrano dell’Arabia Saudita. “Durante l’incontro – scrive Musk – il direttore ha spresso un forte supporto sul finanziamento dell’operazione”. “Ho capito – prosegue ancora -che non era necessario il parere di nessun altro e che erano seriamente intenzionati a procedere. Al termine dell’incontro, non ho avuto alcun dubbo che un accordo con il fondo sovrano sarebbe stato chiuso”.
Stando a Musk, il primo incontro tra le due parti risale all’inizio del 2017 e altri ne sarebbero seguiti nei 12 mesi successivi, nei quali i sauditi “hanno ribadito il loro interesse cercando di andare avanti con una transazione” per non rendere più Tesla un’azienda quotata. “Ovviamente, il fondo sovrano ha capitali più che sufficienti per eseguire una tale transazione”, ha scritto Musk aggiungendo: “Recentemente, dopo l’acquisto da parte del fondo saudita di quasi il 5% di titoli tesla sul mercato, ci ha contattato per un altro incontro”.
Di questi sviluppi, spiega poi Musk, il board della società sarebbe stato aggiornato il 2 agosto successivo. L’interesse dei sauditi, sempre secondo quanto riporta il ceo di Tesla, sarebbe proseguito anche dopo il 7 marzo, dopo cioé l’uscita dei controversi tweet che hanno attirato le attenzioni della Sec. Il fondo sovrano avrebbe nuovamente espresso il proprio sostegno “soggetto a una due diligence” chiedendo “dettagli addizionali su come l’azienda verrebbe delistata, inclusi i requisiti regolatori”.
Musk ha inoltre precisato che quello che lui ha in mente non è un leveraged buyout standard perchè l’operazione sarà finanziata da titoli e non da debito. “Non credo che sarebbe saggio appesantire tesla con un aumento significativo del debito”, già superiore ai 10 miliardi di dollari. Ecco perchè, secondo lui, i 70 miliardi di dollari che secondo gli analisti sono necessari per ricomprare tesla e delistarla indicano un valore “totalmente eccessivo” rispetto ai capitali secondo lui necessari.
I 420 dollari ad azione offerti da Musk per ricomprare titoli Tesla “sarebbero pagati solo ai soci che non resteranno nell’azienda se diventa privata. La mia stima attuale è che circa due terzi dei titoli in mano agli attuali investitori verrebbero girati nella tesla privata”. Rivendicando la corretta tempistica dei suoi tweet, musk ha spiegato di avere contattato advisor “per studiare una gamma di potenziali opzioni”. “Se e quando una proposta finale sarà presentata, un processo appropriato di valutazione sarà svolto da un comitato speciale del cda di tesla, che credo sia già in via di formazione”. Se il piano verrà approvato, la parola passerà ai regolatori e poi il piano stesso verrà presentato ai soci per un voto.
Il lungo chiarimento di Musk sembra non fornire particolari rassicurazioni agli investitori. Al nasdaq il titolo Tesla sale dell’1,7% a 361,68 dollari.
Repubblica.it