Una serata nella residenza dell’ambasciatore italiano a Washington Armando Varricchio, a Villa Firenze – dove il premier è arrivato alle 19, l’1 di notte in Italia – in attesa di essere ricevuto alle 12, le 18 italiane, dal Presidente degli Stati Uniti Donald Trump. Inizia così la missione negli Usa del capo dell’esecutivo gialloverde. Sul tavolo una serie di dossier molto caldi, dai dazi commerciali (in particolare quelli sull’agroalimentare, comunque già esclusi durante la recente visita del presidente della commissione Ue Jean-Claude Juncker) alle sanzioni alla Russia, passando per il tema più scottante: la Libia.
La proposta che sarà sottoposta da Conte al premier Usa, si apprende, è quella di immaginare una partnership tra i due Paesi nel Mediterraneo, dando vita a una cabina di regia tra i rispettivi ministri degli Esteri e della Difesa. Una sponda che Conte immagina determinante per gestire al meglio la questione dei migranti e la lotta al terrorismo. Ma soprattutto utile a indirizzare la transizione in Libia, frenando le mire francesi che puntano al voto entro dicembre a Tripoli. Una richiesta di collaborazione ai massimi livelli governativi che nelle ambizioni di Conte deve servire a ritagliare per l’Italia un ruolo di partner privilegiato degli Stati Uniti in Europa, per sottrarre Roma all’isolamento nel quale si è cacciata a causa dell’euroscetticismo dell’esecutivo populista. Per questo, l’Italia punto al sostegno di Washington per organizzare la conferenza sulla Libia che sarà ospitata dall’Italia, come annunciato da Conte.
La decisione finale spetta ovviamente a Trump, così come la definizione dei dettagli tecnici del progetto. Ma è evidente che se gli Stati Uniti dovessero accettare, si concretizzerebbe una sfida dell’Italia ai partner europei. Conte si propone nel ruolo di ”facilitatore” nelle relazioni tra le due sponde dell’Atlantico, forte anche – sostiene – della comune natura anti-establishment. “Sono tante le cose che ci uniscono”. La strategia del governo italiano, in realtà, punta soprattutto a entrare in competizione con la linea di Emmanuel Macron e Angela Merkel. E a sfidare i due leader che hanno di fatto isolato il governo italiano nell’eurozona.
In cambio, l’Italia è pronta a cedere alle pressioni Usa sulla realizzazione del Tap, realizzando il gasdotto che unisce il Mar Caspio all’Italia, e a proseguire negli impegni sulla Nato e sulle missioni internazionali.
Tommaso Ciriaco, Repubblica.it