Donald Trump ancora contro l’Unione europea. Questa volta a scatenare l’ira del presidente americano è la maxi-multa che la Commissione Ue ha comminato a Google per aver abusato della posizione dominante del suo sistema operativo Android, un conto salato per l’azienda di Mountain View.
La Commissione europea contesta a Google di aver imposto ai produttori di smartphone il sistema Android e con esso la preinstallazione dell’applicazione Google Search e del browser Chrome come condizione per la concessione della licenza relativa al portale di vendita di applicazioni di Google (Play Store). Non solo. L’azienda secondo la direzione Ue per la concorrenza “ha pagato alcuni grandi produttori e operatori di reti mobili affinché preinstallassero a titolo esclusivo l’applicazione Google Search sui loro dispositivi” e da ultimo “ha impedito ai produttori che desideravano preinstallare le applicazioni Google di vendere anche un solo dispositivo mobile intelligente funzionante con versioni alternative di Android non approvate da Google”. Di fatto dunque Android funziona come base per tutte le altre app, anche di terze parti, che così sono vincolate a Google.
Ora l’azienda di Mountain View ha 90 giorni di tempo per mettere fine alle pratiche anti-concorrenziali. Google si è difesa sostenendo che “Android ha creato più scelta per tutti, non meno: un ecosistema fiorente, innovazione rapida e prezzi più bassi sono le caratteristiche classiche di una forte concorrenza. Faremo appello contro la decisione della Commissione”.
Non è la prima multa che la commissaria alla concorrenza, Margrethe Vestager, infligge al colosso americano. L’anno scorso la Commissione sanzionò Google per 2,4 miliardi per aver favorito il suo servizio di comparazione dei prezzi Google Shopping. Tra Mountain View e Bruxelles c’è anche un terzo dossier aperto e riguarda AdSense: l’Ue sta verificando se la società penalizzi i suoi competitor usando i suoi strumenti di ricerca e di advertising.
Lo scontro tra la Commissione e l’azienda Usa si inserisce nel conflitto più ampio in corso tra Washington e Bruxelles sulla questione dei dazi: dopo il tweet di Trump, il rischio è che si apra un nuovo fronte anche sui servizi digitali e l’interscambio tecnologico tra i due Paesi.
Repubblica.it