Il nuovo operatore denunciato da Codacons perché la sua offerta non sarebbe davvero “per sempre” e fa pagare troppo una volta finiti i 30 GB, mentre il Giurì della pubblicità lo condanna per messaggi ingannevoli. L’azienda replica: azioni incredibili dei nostri concorrenti
Pratiche commerciali scorrette, pubblicità ingannevole, violazioni delle leggi sulla sicurezza. Sono molte le accuse che stanno piovendo, da diversi fronti, sul nuovo operatore francese Iliad. E nei giorni scorsi è arrivata anche la prima condanna: il Gran Giurì della pubblicità, su denuncia di Tim e Vodafone, ha stabilito non fondata la promessa di una copertura generalizzata 4G+ (nessun operatore in realtà può promettere questa cosa, nelle attuali reti).
Il Giurì inoltre considera “non adeguata” la trasparenza dell’informazione sui costi di attivazione (9,99 euro) e sui limiti di utilizzo dei dati in Europa (2 GB, contro i 30 GB disponibili in Italia).
Iliad dovrà pertanto interrompere la diffusione dello spot e delle affissioni oppure sostituirli dal 20 luglio.
In contemporanea, l’associazione Codacons sostiene sia scorretta la promessa secondo cui le condizioni dell’offerta – 5,99 euro al mese per 30 GB, minuti e sms illimitati – resterebbero invariati “per sempre”. Promessa su cui Iliad ha fondato un proprio elemento distintivo, rispetto a tutti gli altri operatori, che invece a volte fanno rincari rincari agli utenti già attivi (con cambi unilaterali dei contratti).
Ma secondo il Codacons Iliad non sarebbe diversa dagli altri, su questo punto, perché nonostante la promessa pubblicitaria del “per sempre” nel contratto si leggerebbe che il gestore si riserva la possibilità di modificare le condizioni contrattuali.
Il Codacons chiede quindi a Iliad di togliere questa clausola e di mettere quindi anche nero su bianco quella famosa promessa. L’associazione dichiara che altrimenti avvierà una causa in tribunale contro Iliad, per pratica commerciale scorretta.
Iliad ribatte a Repubblica che già ora nel contratto si legge, tra parentesi, che le offerte indicate come valide “per sempre” non sono modificabili.
Codacons segnala allo stesso modo altre presunte irregolarità nelle condizioni del contratto. Per esempio, il fatto che Iliad applica una (per altro cara) tariffa base, dopo che l’utente esaurisce i GB mensili: 0,9 cent al MB (un GB aggiuntivo costerebbe 9 euro). Questo sarebbe in contrasto con la delibera Agcom 326/2010/Cons “anti bill shock”, secondo cui gli operatori provvedono a far cessare il collegamento dati non appena il credito o il traffico disponibile residuo sia stato interamente esaurito dal cliente, senza ulteriori addebiti o oneri per quest’ultimo, avvisandolo di tale circostanza. “Tale condotta violerebbe non solo viola la delibera citata, ma anche il diritto ad un’adeguata informazione del cliente, il quale rischia di non avere contezza del momento in cui esaurisce i giga in offerta, continuando a navigare senza essere consapevole dell’applicazione della tariffa semplice, che peraltro è molto onerosa”, scrive il Codacons.
Il tema del bill shock e quello del “per sempre” sono all’interno anche dell’esposto fatto dall’Associazione europea consumatori indipendenti ad AgCom, Antitrust e Garante Privacy.
Infine, Tim ha segnalato Iliad al ministro degli Interni con l’accusa di violare il decreto antiterrorismo Pisanu. Quello secondo cui gli operatori devono identificare in modo sicuro gli utenti prima di attivare una sim. Iliad lo fa anche attraverso le sim box presenti nei centri commerciali, una modalità diversa rispetto a quella usata dagli altri operatori. Se questi attivano solo di persona (nei negozi, tramite postino che spedisce la sim a casa) o con riconoscimento utente via video live e web cam, Iliad permette di farlo in modo più semplice. Nelle sim box infatti si può scansionare in autonomia il proprio documento e registrare un proprio video di registrazione. Secondo gli altri operatori questo permette di attivare sim con nomi fasulli in violazione del decreto Pisanu e quindi con rischi per la sicurezza pubblica (con una sim fasulla è più facile commettere reati che richiedono l’uso del telefono).
Da Iliad specificano che “il processo di validazione e rilascio della SIM prevede che questa sia distribuita come non attiva e che sia attivabile esclusivamente previa convalida dell’identità dell’utente. Per intenderci, se il processo di validazione della richiesta non va a buon fine, la sim non si può attivare. Insomma, la sim non viene distribuita già attiva”.
Al momento sul punto non c’è stato un pronunciamento ufficiale – se Iliad violi o no il decreto; anche perché – a quanto risulta a Repubblica – è in arrivo un decreto degli Interni per rivedere le procedure di identificazione richieste per l’attivazione delle sim, rendendole appunto più agili.
In ogni caso, tutti questi casi dimostrano come gli altri operatori stiano reagendo in modo aggressivo all’arrivo di Iliad, cercando di ostacolarla in ogni modo. Stanno promuovendo direttamente o indirettamente azioni tese a colpire tutte le caratteristiche distintive dell’offerta: le modalità di attivazione, la trasparenza, le promesse, i tanti GB inclusi.
“Rispetto a quanto emerso in seguito al procedimento avviato da alcuni competitor relativo alla nostra campagna pubblicitaria, desideriamo innanzitutto sottolineare che i messaggi sostanziali che la caratterizzano sono stati verificati e accolti come trasparenti e corretti. Sarà ovviamente nostra premura rendere alcuni degli aspetti legati alle modalità di comunicazione dell’offerta ulteriormente chiari, oltre quanto già indicato nei nostri canali”, dicono da Iliad a Repubblica. “Nonostante le incredibili azioni che i competitor continuano a mettere in atto da quando siamo entrati sul mercato, ci sembra opportuno cogliere queste occasioni come possibilità per chiarire ancora ai nostri utenti che agiamo in trasparenza e in un’ottica di totale soddisfazione degli stessi”.
Alessandro Longo, la Repubblica