Il 21esimo incontro dei monsignori di rito bizantino-greco è avvenuto nella cattedrale di San Nicola, in occasione del centenario dell’Eparchia
Arrivano in Italia per la prima volta e decidono di incontrarsi in una piccola città della provincia di Cosenza. L’ultimo appuntamento i settanta vescovi della Chiesa d’Oriente se lo erano dati a Londra. L’arrivo nella città di Lungro non è dettato dal caso ma da una radicata cultura arbëreshë e soprattutto dall’inizio dei festeggiamenti per il centenario dell’istituzione dell’Eparchia di Lungro. Proprio nel 1919 Papa Benedetto XV con una bolla istituì la sede degli albanesi in Italia nella città sul Pollino.
Gli albanesi sulle coste calabresi non arrivarono solo negli anni 90. Già alla morte di Skandeberg in molti erano ben radicati nel nord della Calabria. La costituzione della sede della chiesa bizantina a Lungro, rappresentò un momento di forte consolidazione tra le due chiese cattoliche e tutto avvenne proprio per quanto i calabresi furono ospitali nei confronti del popolo venuto dall’est. Ospitalità che si ripete a distanza di 100 anni. L’aria di festa e di religiosa reverenza è interrotta solo dal canto dei vescovi che in processione si recano alla cattedrale cittadina intitolata a San Nicola di Mira.
L’icona bizantina che raffigura la Madonna con in braccio Gesù viene baciata sull’uscio dai fedeli e dai vescovi d’oriente. Nessuno di loro si sottrae al bacio. Anche i vescovi d’Occidente guardano il gesto dei loro pari dell’est ed imitandoli nella genuflessione si dispongono sulla parte dell’altare che è stata loro riservata. Il 21esimo incontro dei vescovi di rito bizantino-greco inizia in questo modo. L’imbrunire permette al vescovo di Lungro monsignor Donato Oliverio la recita dei vespri serali. Il centro del mondo per qualche ora smette di essere Roma mentre da Lungro l’italiano che si confonde con la lingua arbëreshë si unisce in preghiera.
OCCIDENTE E ORIENTE Monsignor Oliverio aspetta i vescovi all’arrivo sull’entrata della sua curia. La fila dei religiosi si scompone solo per gli abbracci e la visita al museo. «Ospitare i vescovi cattolici orientali d’Europa nel 21esimo incontro e farlo per la celebrazione del primo centenario della Eparchia di Lungro è una cosa commovente – dice il vescovo –. Saranno giorni di dialogo e rapporti umani, ma anche esperienze pastorali per capire meglio ciò che le chiese universali chiedono alle chiese orientali». Ciò che la piccola Eparchia di Lungro vuole mostrare al mondo della chiesa universale è il volto della cultura bizantina, radicata nel territorio e da sempre riferimento per i religiosi d’Albania e di Grecia. «L’unità si vive nella diversità» dice il vescovo.
NESSUN CONFINE Quello che è terreno di scontro tra gli equilibri politici di governo nazionale viene affrontato anche dai vescovi della Chiesa. Il richiamo all’accoglienza negli incontri è un tema fondamentale per cui le vicende della nave Aquarius non passano sotto traccia nemmeno a chi si occupa della cura dello spirito. E parte proprio dalla persecuzione albanese e dall’accoglienza che trovarono a Lungro il presidente del Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa (Ccee), il cardinale Angelo Bagnasco. «L’Eparchia di Lungro raccoglie sei anni di storia di secoli. Una storia di accoglienza e di grande integrazione e per il nostro Paese un grande esempio. Qui l’accoglienza è esemplare, qui si incontrano culture e tradizione diverse nella stessa fede. Le indicazioni de vangelo –aggiunge il cardinale – sono sempre valide. Il fenomeno dell’immigrazione di sbarchi che arrivano in Italia è un fenomeno che non riguarda soltanto la nostra nazione ma il continente intero, anzi tutta l’umanità». La Calabria nel corso dei secoli è diventata un giardino della chiesa bizantina in Italia. Oltre ai religiosi lo pensano anche le persone che in pellegrinaggio hanno raggiunto Lungro. E sul lavoro tra la chiesa d’oriente e quella d’occidente lavora il prefetto della Congregazione delle Chiese orientali, il cardinale Leonardo Sandri. «Il tema è il volto delle chiese orientali, che deve essere testimone del volto di Cristo e per questo motivo si apre a tutti i fratelli. Quello che succede nel mondo non rimane altro che ribadire il vangelo e ricordarsi “sono stato straniero e mi hai accolto”».
Michele Presta, Corriere di Calabria
https://youtu.be/3jNVfezQr5U