I prezzi sono scesi molto nell’ultimo anno, secondo SosTariffe.it. E’ un buon momento per cambiare operatore e non c’è solo l’offerta di Iliad per risparmiare. Facciamo un quadro, considerando pro e contro del cambio operatore
L’arrivo della low cost Iliad avviene in un momento in cui gli operatori telefonici mobili avevano già ridotto i prezzi. Un po’ per prepararsi all’avvento della stessa Iliad (e non perdere clienti) e un po’ per l’effetto del ritorno alla fatturazione mensile, che sta riducendo i costi reali su base annuale. Gli ultimi rincari annunciati dagli operatori sono infatti inferiori rispetto agli sconti che comporta il ritorno alla tariffa mensile.
Insomma, è un buon momento per cambiare operatore. Così la pensa anche l’osservatorio SosTariffe.it, che ha stimato un calo del 9,80 per cento dei prezzi medi in un anno. “Al tempo stesso i pacchetti proposti dalle compagnie sono diventati più ricchi. Crescono i Giga offerti ai clienti, per navigare senza pensieri o aggiornare i social (+64,76%), non si contano gli sms a disposizione (+71,24%) anche se, di fatto se ne inviano sempre meno e aumentano anche i minuti (+23,33%)”, scrive l’osservatorio.
Certo, l’offerta Iliad a 5,99 euro al mese (più 9,99 per la sim, una tantum), con minuti e sms illimitati, 30 GB e totale trasparenza tariffaria (sono inclusi anche i servizi come il chi ha chiamato e la segreteria) resta molto aggressiva. Ma si può parlare di una scossa al mercato dei prezzi, mentre l’anno scorso – quando tutti erano più cari – sarebbe stata un terremoto. Ricordiamo inoltre che è un’offerta valida solo per il primo milione di clienti (aspetto finora poco sottolineato). In roaming in Europa c’è inoltre un bonus di 2 GB (oltre i 30 GB), un aspetto davvero inusuale nel panorama tariffario italiano (sarebbe stato più normale aspettarsi un limite, in roaming, come fanno alcuni operatori virtuali).
Per esempio, c’è All Prime di 3, 7 euro al mese per mille minuti, mille sms, 10 GB. Tim Senza Limiti Silver, 12 euro al mese, 2 GB 8ma illimitati per chat). Vodafone Simple, mille minuti/sms, 5 GB, 10 euro al mese.
Wind All Inclusive Unlimited: minuti illimitati, mille sms, 10 GB, 12 euro al mese.
Oppure Fastweb (su rete Tim), l’operatore che per primo ha fatto della trasparenza tariffaria la propria bandiera: 10,95 euro al mese per 700 minuti/sms e 8 GB (6,95 euro per i clienti Fastweb fisso).
Come si vede, tutti danno qualcosa di meno e costano di più rispetto a Iliad, di cui però andranno verificate due cose: il prezzo standard dopo il primo milione di clienti e l’effettiva qualità della rete (in termini non solo di copertura – che dichiara essere quasi al 100 per cento, grazie ad accordi con vari operatori e a propri investimenti – ma anche di velocità su 4G). Le differenze di prezzo si riducono inoltre se consideriamo le “offerte segrete” degli altri operatori, accessibili solo in certe zone d’Italia e certi negozi.
Ultimo aspetto da considerare: Iliad ha dichiarato che non cambierà il prezzo ai vecchi utenti. È politica comune invece degli altri operatori fare rincari a tappeto, soprattutto negli ultimi tempi.
Da Fastweb arriva il primo commento all’arrivo di Iliad: “Fastweb dà il ‘benvenuto’ ad Iliad, operatore telefonico ‘low cost’ francese, presente da oggi nel mercato italiano della telefonia mobile”, si legge in una nota, dove la società esprime “soddisfazione” per “come il nuovo operatore abbia deciso di contribuire, allineandosi alla missione di Fastweb di abolire i costi nascosti per portare più trasparenza sul mercato a beneficio dei consumatori, all’obiettivo di offrire chiarezza agli utenti”.
“Impegnata su questo fronte da oltre un anno come primo operatore ad aver eliminato tutti i costi ancillari come la segreteria telefonica, il servizio ‘richiamamì o per la consultazione del credito residuo”, ricorda Fastweb, la presenza di un altro operatore “allineato sullo stesso fronte” contribuirà ad “accelerare un intervento delle autorità di settore a vantaggio della concorrenza e della trasparenza del mercato”, così “come da tempo Fastweb richiede”.
Alessandro Longo, Repubblica.it