Ma dal 2019 si punta alla Champions league in chiaro
Lunedì 16 luglio 2018 potrebbe segnare la fine di una grande epoca. I giornalisti del gruppo Mediaset, infatti, la mattina di quel lunedì, dopo il Mondiale di Russia, per la prima volta da quando esiste il Biscione non avrebbero in vista un importante evento sportivo live da seguire, commentare, trasmettere almeno per i successivi 12 mesi.
Resta ancora l’incognita dei diritti della Serie A di calcio 2018-2021. Ma se, come sembra, tutto verrà spartito tra Sky e Perform, sulle reti in chiaro e a pagamento di Mediaset non ci sarebbe più lo sport che conta: niente calcio, né Serie A, né Champions league (su Sky fino al 2021), né Europa League (su Sky fino al 2021), né Coppa Italia (su Rai fino al 2021); niente motori, né Formula Uno (su Sky fino al 2020), né MotoGp (su Sky fino al 2020). E niente ciclismo, sci o tennis.
Alla fine dei Mondiali di calcio in Russia, trasmessi dal 14 giugno al 15 luglio in esclusiva e per la prima volta da Mediaset, quindi, si chiude, perlomeno temporaneamente, la bottega sportiva che ha lanciato Canale 5, ha cambiato il linguaggio e il racconto del pallone o dei bolidi in pista, e che ha accompagnato gli italiani negli ultimi 38 anni di storia.
La concessionaria pubblicitaria Publitalia ha già fatto sapere ai vertici di Mediaset che le reti televisive del gruppo non possono, comunque, rimanere per molto tempo senza sport. E il grande ritorno, nella stagione 2019-2020, potrebbe essere rappresentato dalla Champions league in chiaro (la Coppa dei campioni e la Champions league sono stati contenuti sportivi dove Mediaset ha dato il meglio di sé per decenni), che solo per il 2018-2019 Sky ha ceduto alla Rai.
Nel frattempo la struttura attualmente impiegata in SportMediaset, ovvero un centinaio di persone tra cui una quarantina di giornalisti a tempo indeterminato, verrà comunque tutelata e utilizzata in approfondimenti sportivi in chiaro, notiziari, trasmissioni, provando a valorizzare i diritti tv della Superbike o della Formula E (fino al 2020). Insomma, l’azienda rassicura, promette futuri investimenti nello sport. Però l’addio di Sandro Sabatini, il 26 sera dopo la finale di Champions league trasmessa da Canale 5, o il saluto di Sandro Piccinini, all’ultima telecronaca di una partita di Champions (sarà ancora impiegato per i Mondiali di calcio, e poi una vita in vacanza), avevano il sapore dell’ultimo giorno di scuola, con commozione mista a rabbia che segnavano una linea di confine tra un prima e un dopo.
Il prima, va detto, ha rivoluzionato la televisione italiana. A partire da quell’autunno 1980, quando Fininvest si aggiudica piuttosto clamorosamente i diritti televisivi esclusivi del Mundialito per nazionali di calcio in Uruguay, offrendo 900 mila dollari, e superando l’offerta della Eurovisione ferma a quota 750 mila. La partite, dal 30 dicembre 1980 al 10 gennaio 1981, vengono poi spartite con la Rai: la tv pubblica manda live i match della Nazionale italiana, mentre Canale 5 trasmette tutti gli altri incontri in differita (tranne che in Lombardia dove può andare in diretta). Con quella mossa Canale 5 afferma le sue ambizioni e si fa conoscere in tutta Italia. Tra il 16 e il 28 giugno 1981 sarà poi la volta del Mundialito per club, organizzato a San Siro e commentato in tv dalla mitica voce di Nicolò Carosio. Mundialito che Fininvest replicherà anche nel 1983 e nel 1987. Tra il 1991 e il 1995 il Biscione si divide con Rai i Gran Premi di Formula Uno (commento di Andrea De Adamich e Guido Schittone), e nel 1996 tutta la Formula Uno è sui canali Mediaset. L’amore per le quattro ruote, tuttavia, svanisce piuttosto velocemente. Come quello per il cliclismo: il Giro d’Italia va in esclusiva su Italia Uno tra il 1993 e il 1997, con il commento di Davide De Zan. Che poi, in Mediaset, rimarrà relegato per i successivi 20 anni in un lavoro di retrovia e non avrà più altre occasioni per mettere in mostra il suo indubbio talento, ereditato dal padre Adriano.
Anche lo sci dà poche soddisfazioni a Cologno Monzese: i diritti della coppa del mondo sono acquisiti in esclusiva tra il 1997 e il 2001, strappando l’ottimo commentatore Bruno Gattai a Telemontecarlo (fucina di talenti per il giornalismo sportivo dell’epoca). Ma il periodo d’oro di Alberto Tomba e Deborah Compagnoni è finito, e lo sport invernale si avvita in una crisi dalla quale non è mai più uscito (ora è praticamente scomparso dalla tv).
Il capolavoro di Mediaset è invece sul motociclismo, che inizia a trasmettere il motomondiale in esclusiva dal 2002, inventandosi uno stile narrativo tutto nuovo grazie al talento di Guido Meda e di Loris Reggiani. Su Italia Uno si vive l’intera epica di Valentino Rossi, e i diritti tv rimangono del Biscione fino al 2013.
Un po’ più complicata l’operazione «diritti di Novantesimo minuto», ovvero l’esclusiva sugli highlights in chiaro delle partite di Serie A: Mediaset, clamorosamente, compra quei diritti per il triennio 2005-2008 strappandoli alla Rai, ma sin da subito fa fatica a valorizzarli. Gli ascolti di Paolo Bonolis non sono soddisfacenti, nei corridoi di Cologno Monzese c’è malumore da parte dei giornalisti sportivi, che percepiscono Bonolis come un intruso, e nel novembre del 2005 ecco la celebre uscita di Bonolis contro il direttore dello sport Mediaset, Ettore Rognoni, definito Er Penombra. Lo showman, proprio in novembre, lascerà poi la conduzione a Enrico Mentana, che passerà successivamente il testimone a Sandro Piccinini fino alla stagione 2007-2008. A pensarci ora sembrano cose accadute secoli fa. Ma sono passati solo dieci anni.
Claudio Plazzotta, Italia Oggi