Anche il ministero dell’Agricoltura riconosce e incoraggia la coltivazione della cannabis light, quella che non supera lo 0,2% del Thc. Un business economico, ma non solo.
Passeggiando per il centro di Roma, in mezzo a boutique di alta moda, ristoranti da stelle Michelin, c’è un negozietto dove c’è un folto di gruppo di persone davanti. Alcuni si limitano a guardare, in molti entrano a informarsi, in altrettanti acquistano. E’ gente di tutte le età, più di mezza età che giovani in realtà. Il motivo c’è e lo vedremo dopo. Una grossa insegna sopra l’ingresso indica di cosa si tratta: “Easyjoint“, negozio dove si vende cannabis legale, come da legge del gennaio 2017 adesso confortata da una circolare del ministero dell’Agricoltura che dice che “La coltivazione della canapa è consentita senza necessità di autorizzazione“. Esultano i produttori e i commercianti di cannabis light: essa, dice la legge e ribadisce il ministero, non deve superare lo 0,2% di Thc. Con un tasso dello 0,6%, “l’autorità giudiziaria può disporre il sequestro o la distruzione delle coltivazioni di canapa”. Cioè il tasso da sballo, per chiarirci. Perché un tasso dello 0,2% significa che a fumare il joint non succede nulla; un minimo, ma proprio poco, di rilassamento di cui quasi non ti accorgi. Cosa è il Thc? “È una sostanza psicotropa prodotta dai fiori di cannabis“, capace cioè di alterare lo stato mentale. E’ droga, insomma. Nonostante la legge che autorizza la produzione e la vendita della cannabis light sia del 2017, il “cannabusiness” con tanto di negozi ha cominciato a muovere i primi passi in Italia dal 2005. D’altro canto non si va più in galera da tempo se si viene trovati con la cosiddetta dose per uso personale, insomma se non si spaccia.Roma è la capitale dei cosiddetti “grownshop“, circa 400, una crescita del 300 per cento. Adesso, grazie al noto rapper J-Ax a Milano ha aperto il primo di quella che sarà anche qui una lunga serie. Anche la coltivazione vive un boom notevole: dai 400 ettari coltivati nel 2013 siamo oggi a 4mila circa, centinaia le aziende che hanno avviato la coltivazione della canapa. Naturalmente bisognerebbe controllarle tutte per sapere se le loro coltivazioni arrivano a contenere lo 0,6% di Thc, e capire così se si tratta di commercio legale o se invece in mezzo ci sono persone collegate in qualche modo con il mondo della criminalità. Non siamo ancora ad Amsterdam, dove i cannabis shop in cui si acquista e si può fumare la marijuana da sballo son legali da decenni, ma poco ci manca. Quella che si acquista qui, nella forma e nel tipico odore, sembra marijuana autentica, ma come detto l’effetto è praticamente nullo. Se la metti nell’acqua calda, avrai l’effetto camomilla. Per questo, dicevamo, non è strano trovarci dentro pochi giovani. Loro, da tempo, la cannabis la vivono come parte della cultura dello sballo: se non vai fuori di testa che la fumi a fare? Sostanza anche medicinale, che dato lo stordimento che procura viene usata come antidolorifico, antinausea, antiaggressività, la marijuana è in realtà un sonnifero straordinario. Dopo aver fumato mezzo spinello ti addormenti che è un piacere, figuriamoci cosa succede a guidare la macchina o il motorino. Pericolosissimo.Chi va allora a fare shopping in questi negozietti? Quelli che una volta si definivano radical chic, gente di mezza età che sa che è meglio non stordirsi ma che fa fico offrire agli amici uno spinello seppur finto; che pensa di conoscere tutto delle culture orientali, della filosofia zen, che si sente, a 50 anni, “alternativa”. I prodotti più richiesti e venduti negli hempshop italiani sono i semi di cannabis (ne esistono almeno 300 varianti), al secondo posto c’è poi la cannabis light, ossia le infiorescenze di canapa a contenuto legale di Thc e al terzo posto gli articoli per la coltivazione e il giardinaggio, che vanno dalle lampade ai fertilizzanti, dalle serre domestiche fino ai manuali. Come si vede, un mondo.Dice Luca Maiolo fondatore di Easy Joint, che quello del ministero “è un passo importantissimo. Il prossimo? Riprendere in mano la lotta antiproibizionista”. Ecco. Di fatto i negozietti di cannabis light sono un cavallo di Troia per instillare la mentalità che questa sostanza non fa male, che è “new economy” (con notevoli guadagni fiscali anche per lo stato): lo scorso anno Easy Joint alla fiera di Bologna ha fatturato quasi due milioni di euro. Insomma, se un papà offre al figlio un easy joint, puoi star sicuro che questo ragazzo in breve tempo passerà al joint vero e proprio. E la legalizzazione della droga, quella vera, bisognerà pur farla a questo punto.
Paolo Vites, ilsussidiario.net