L’ex n.1 di via Allegri, dimessosi nel 2014 dopo l’eliminazione al primo turno dell’Italia ai Mondiali, è il nome scelto da quattro componenti federali: Lega Dilettanti, Lega Pro, giocatori e arbitri. E’ stato preferito a Vito Cozzoli. Ma Malagò è contro, salta Mancini
A volte ritornano. E’ Giancarlo Abete il nome scelto da quattro componenti federali (Lega Dilettanti, Lega Pro, Aic e Aia) al termine della seconda riunione di questa mattina a Roma. L’ex presidente della Figc, dimessosi dopo l’eliminazione al primo turno dell’Italia dai Mondiali 2014, è stato scelto come nome da candidare per le elezioni federali della prossima estate, in modo da porre fine al commissariamento della Federcalcio. “Giancarlo Abete è il candidato alla Presidenza Figc scelto da Lega Pro, L.N.D., A.I.C., A.I.A., riunite oggi a Roma. Sul nome di Abete c’è stata un’unanimità per la grande competenza, esperienza e la capacità dimostrata in passato di saper aggregare le componenti federali. L’auspicio di tutti i presenti è ora di poter avere al fianco nel progetto la Serie A, non coinvolta sinora in attesa della nuova governance, la Serie B e l’A.I.A.C“, questa la nota della Lega Dilettanti. Una decisione che rischia di aprire un contenzioso con il Coni. Ora continuerà la raccolte delle firme da parte delle componenti che potrebbero arrivare ad avere oltre il 70 per cento.
Abete, 67 anni, ha superato la concorrenza dell’avvocato Vito Cozzoli che era stato indicato dalla Lega Pro. “Vito Cozzoli? Mi ha cercato ieri e ci siamo sentiti stamattina, mi ha fatto sapere che aveva piacere di comunicarmi il nome della sua candidatura prima di leggerlo sui giornali. Io ne ho preso atto, mi ha detto che è una candidatura che deve avere il carattere dell’unitarietà e io gli ho detto che oggettivamente mi sembra in contraddizione visto che la Lega di A, che conosco bene, non sapeva proprio di cosa stessimo parlando. Questo discorso si commenta da solo”. Queste le dure parole di Malagò. Il n. 1 dello sport avrebbe voluto non solo un nome nuovo, purché competente di calcio, ma una figura che tenesse conto di tutti le componenti, soprattutto della Lega di A. Malagò era contro l’idea di ricandidare un ex presidente federale, chiunque fosse. Inoltre Abete (ex vicepresidente Uefa con Platini, ex membro di Giunta Coni, ora consigliere federale in quota Lega Pro) non è in rapporti idilliaci (eufemismo) con lo stesso presidente del Coni, con Uva e con il n.1 dell’Uefa, Ceferin. Una scelta indubbiamente coraggiosa quella di Sibilia e c. : Abete è sicuramente preparato, ha avuto il coraggio di dimettersi (cosa che in Italia è assai rara) ma potrebbe avere alcuni club di A contro, quelli legati di più a Malagò. Particolarmente avvelenato contro il commissariamento di Fabbricini (e contro Malagò che l’ha voluto) sono Sibilia e Nicchi che si è rivolto al collegio di garanzia del Coni per salvare il suo diritto di voto, quel 2 per cento che gli è stato tolto (per ora).
Fuori da questa scelta anche Ulivieri, leader dell’assoallenatori che avrebbe preferito che Roberto Fabbricini continuasse nel suo commissariamento. In un primo tempo l’ex presidente Figc era stato indicato da Assocalciatori e da Sibilia, anche se che in molti avevano smentito, nei giorni scorsi, la volontà di scegliere un ex presidente della Federazione (si erano fatti i nomi anche di Carraro e Matarrese), pur avendoli contattati. Solo una tattica in attesa di trovare un nome che stesse bene a tutti, e che condividesse il programma comune (ormai pronto).
Probabile che Gravina e compagni tentino anche di stoppare l’assunzione di Mancini come ct in attesa che in estate decida il nuovo presidente federale che resterebbe in carica sino al termine del quadriennio olimpico (2020). Un presidente-traghettatore per fare le riforme. Il prossimo dg di via Allegri potrebbe essere Gravina.
“Non mi fido di componenti e persone, quindi ora stiamo alla finestra”: è questa la posizione di Renzo Ulivieri, presidente dell’Assoallenatori. “Noi siamo al di fuori di questa cosa e non cambiamo parere ogni settimana. L’Aiac si era adoperata affinché venisse eletto un presidente, hanno voluto chiamare i commissari quindi ora se ne occupi chi ci ha portato a questa situazione”, sottolinea Ulivieri. “Noi stiamo a guardare, hanno già fatto scelte di programmi e distribuito posti, noi non abbiamo partecipato”, prosegue il numero uno dell’Aiac, pur precisando che “una valutazione sulla scelta di Abete non me la sento di farla”. “Con Tavecchio -evidenzia- eravamo la maggioranza, avevamo partecipato alla stesura dei programmi ma quando è stato il momento di realizzarli ci hanno tradito. Siamo stati coerenti quando ci siamo adoperati affinché la Figc avesse un suo governo, ma ora non mi fido. Se ci chiamano parleremo, ma siamo rimasti scottati già una volta e abbiamo un obbligo di coerenza con i nostri associati. A noi queste giravolte non piacciono”.
Quattro anni fa, quando Abete si era dimesso, la guida della Figc era toccata a Carlo Tavecchio: fra i due all’inizio i rapporti erano ottimi, poi si erano raffreddati. Abete, uno dei pochi a tenere a bada Lotito in consiglio federale, ha sempre cercato di essere il presidente di tutti e ora tenterà di unire il mondo del calcio, parlerà con tutti, ed è probabile che un buon numero di società di serie A e B passino dalla sua parte. D’altronde, se a fine mese Abete avrà il 70 per cento dei consensi, o forse anche più, chi potrebbe candidarsi contro di lui?
Fulvio Bianchi, Repubblica.it