Nel mirino i dirigenti provenienti da Vivendi? L’ad conferma la fiducia a tutta la squadra
La parola d’ordine è: continuità. Piani e strategie non cambiano e la richiesta al nuovo consiglio di amministrazione è di non far mancare il proprio sostegno. Due giorni dopo l’assemblea che ha ribaltato gli assetti del cda di Tim sancendo la vittoria del fondo americano Elliott sulla francese Vivendi di Vincent Bolloré, l’amministratore delegato Amos Genish scrive al top management del gruppo per rassicurarlo. Parole di fiducia che già oggi, in occasione del cda sulle deleghe, avranno un loro banco prova. Una riunione che dovrebbe confermare lo stesso Genish alla guida, nominare Fulvio Conti presidente e cominciare ad affrontare i nodi più delicati, come quelli della delega sulla sicurezza e la controllata Sparkle, finora nelle mani del non riconfermato Franco Bernabé.
«Il voto espresso dall’assemblea degli azionisti venerdì scorso ci ha dato un nuovo consiglio di amministrazione, ma non ha mutato il cammino che abbiamo intrapreso insieme – si legge nella missiva di Genish – La visione DigiTim e il piano industriale che abbiamo iniziato a implementare a marzo sono stati ampiamente analizzati dai nostri azionisti nelle scorse settimane e hanno ricevuto grande apprezzamento pubblico da parte di tutti». E ancora: «Dopo il voto, ho ricevuto numerose telefonate dal top management sia di Elliott sia di Vivendi, per ribadire il loro sostegno a tutta la squadra di vertice di Tim e al nostro piano. Lo stesso sostegno lo abbiamo ricevuto anche da tutti gli altri nostri principali azionisti. Mi aspetto che il nuovo consiglio farà lo stesso».
Genish insiste su toni rassicuranti e concilianti. «Siamo sulla strada giusta, con il team migliore e abbiamo il pieno sostegno degli azionisti». Già, la squadra. Il nuovo cda, che oggi si riunisce per la prima volta, dopo gli apprezzamenti bipartisan dovrà occuparsi più prosaicamente delle deleghe operative. Quelle attualmente nella mani di Genish dovrebbero essere confermate in blocco. Il presidente Conti, invece, in nome della public company, sarà privo di deleghe, salvo le funzioni previste dal codice civile, così da poter sostenere in completa indipendenza il confronto con il nuovo governo.
La discussione sulla governance, però, non si esaurisce qui. Elliott, e non solo, hanno duramente criticato l’inserimento in ruoli apicali di Tim di manager di provenienza Vivendi. In particolare i francesi Michel Sibony, direttore acquisti, Patrick Clement, deputy chief transformation officer e Laurent Mairot, consulente nell’ambito dell’amministrazione e controllo. Ma anche alcuni top manager italiani promossi nell’era Vivendi.
La lettera di Genish sembrerebbe, invece, voler conservare la squadra in toto. «Vorrei ringraziare ognuno di voi per aver mantenuto alta l’attenzione sull’implementazione del Piano industriale e per il sostegno che mi avete dimostrato. Sappiate che avete anche il mio pieno supporto». Concetto ribadito anche nel paragrafo conclusivo: «Abbiamo ancora molta strada da percorrere e sono contento di poterla fare con ognuno di voi. Proseguiamo il cammino iniziato insieme con rinnovato impegno a lungo termine e motivazione per trasformare Tim».
Insomma: l’ad non sembra proprio intenzionato a buttare a mare nessuno dei suoi. Che questo avvenga o meno potrebbe contribuire a determinare la permanenza di Genish al vertice della società. Scontata la sua permanenza nel breve-medio periodo. Ma poi? Le voci continuano a rincorrersi e parlano di un possibile subentro in corsa del neo consigliere, in quota Elliott, Luigi Gubitosi, commissario straordinario di Alitalia e con esperienze nella telefonia avendo guidato Wind. Tanta carne al fuoco, troppa, per la riunione di oggi. La partita della “nuova” Tim è solo all’inizio.
Teodoro Chiarelli, La Stampa