La maggior parte delle grandi catene terrà aperti i punti vendita nel giorno della festa della Liberazione. Qualche eccezione in più per il primo maggio, quando diverse aziende hanno scelto di far riposare i propri dipendenti
Si avvicina il periodo delle festività primaverili: per i più fortunati la doppietta mercoledì 25 aprile- martedì 1 maggio potrebbe trasformarsi anche in un maxi-ponte.
E come ogni anno è questo il periodo delle polemiche nei confronti di alcuni grandi gruppi commerciali che tengono aperte le saracinesche, facendo quindi lavorare i propri dipendenti, per massimizzare i profitti o per continuare a offrire un servizio, a seconda dei punti di vista.
Chi apre e chi chiude. Ikea resterà aperta il 25 aprile. I dipendenti del colosso svedese in tutta Italia riposeranno però nel giorno dedicato ai lavoratori. La catena di abbigliamento e accessori sportivi Decathlon, invece, fa sapere a Repubblica che lascerà la scelta ai direttori dei singoli punti vendita “nel rispetto delle politiche e regolamentazioni del territorio”.
Per quanto riguarda i grandi supermercati e ipermercati, Esselunga chiuderà – come sempre – il primo maggio mentre manterrà aperti tutti i punti vendita il 25 aprile con orario festivo 9-20; Conad lascerà campo libero ai singoli imprenditori associati “in base ai bisogni espressi dalle comunità nelle quali operano”. Tutti i punti vendita Coop invece rimarranno chiusi il primo maggio, mentre il 25 aprile apriranno solo quelli del Lazio.
Diversa la politica di Carrefour, che chiuderà solo una minima parte dei propri punti vendita. Una decisione presa anche sulla base del 2017, quando la clientela, fa sapere l’azienda, “ha dimostrato di apprezzare la capacità di Carrefour Italia di poter garantire un servizio importante per molte famiglie italiane”.
Auchan manterrà aperti invece 8 ipermercati su 48 nelle zone a maggior flusso turistico. Si potrà fare la spesa nei punti vendita di Fiumicino, Carini, Palermo e Antegnate. Tra i centri commerciali a marchio Auchan (Gallerie Commerciali Italia) porte aperte a Olbia, Casamassima, Mesagne e Mestre.
Serrande alzate anche per il 95% delle catene che aderiscono a Confimprese, che rappresenta gruppi come Conbipel, Primadonna, Miniconf, Yamamay e Carpisa per un totale di 30.000 punti vendita, 600.000 addetti e 148,5 miliardi di euro di fatturato.
Battaglia infinita. Le aperture nei giorni festivi – e soprattutto di primo maggio – continuano a essere terreno di scontro tra sindacati e imprese. I sindacati Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs hanno lanciato l’iniziativa #lafestanonsivende, ricordando ai lavoratori “che non esiste alcun obbligo a lavorare nei giorni festivi” e auspicando che il prossimo Governo modifichi il decreto Salva Italia dell’esecutivo Monti, che ha liberalizzato giorni e orari di apertura.
Dal 2012 a oggi diverse Regioni e Comuni hanno tentato di ri-regolamentare la questione, senza però riuscirci.
Federdistribuzione ha risposto facendo leva sulle abitudini di acquisto dei consumatori di oggi, che chiedono “di poter fare acquisti nei negozi in una fascia sempre più ampia di ore e di giorni, in uno scenario di imponente esplosione dell’e-commerce, una vetrina aperta 7 giorni su 7 e 24 ore su 24”.
“Sindacati, comuni, legislature dovrebbero cogliere i segnali di cambiamento e sostenere una maggiore flessibilità in tal senso. Chiudere i negozi sarebbe un danno enorme ma soprattutto un regalo ad Amazon” dice Mario Resca, presidente di Confimprese.
Federico Formica, Repubblica.it