Riguarda il caso giudiziario della maxi-truffa al Parlamento sui rimborsi elettorali, compiuta durante l’era Bossi-Belsito
La Lega rischia di subire nuovi sequestri, in particolare dei soldi che entreranno in futuro sui conti del partito. E’ la possibile conseguenza della decisione con cui la Cassazione stamattina ha accolto un ricorso della Procura di Genova nel caso giudiziario della maxi-truffa al Parlamento sui rimborsi elettorali, compiuta durante l’era Bossi-Belsito. La parola definitiva sarà scritta dal tribunale del Riesame del capoluogo ligure e occorrerà aspettare per i dettagli le motivazioni della scelta odierna, ma si tratta d’un passaggio comunque favorevole all’accusa. Per orientarsi bisogna ripartire dalla sentenza del luglio 2017 a carico di Umberto Bossi e di Francesco Belsito – il primo fondatore, il secondo ex tesoriere del Carroccio – accusati di truffa allo Stato sui rimborsi percepiti fra 2008 e 2010, e condannati rispettivamente a 2 anni e mezzo e a 4 anni e 10 mesi. Con quel verdetto, i giudici genovesi accordarono il sequestro a fini di confisca di circa 49 milioni di euro, limitandolo tuttavia a ciò che la Finanza avrebbe trovato alla data di emissione del provvedimento (settembre 2017). Sui depositi erano presenti 2 milioni e quelli furono congelati. I pubblici ministeri avevano fatto ricorso chiedendo di poter stoppare pure gli introiti successivi, l’istanza era stata bloccata e si sono rivolti alla Suprema Corte: quest’ultima ha accolto la loro linea e ha chiesto che i magistrati del Riesame si pronuncino nuovamente sulla vicenda tenendo conto del nuovo orientamento. Negli ultimi mesi, sempre la Procura genovese, ha avviato un’inchiesta parallela con l’ipotesi di riciclaggio a carico d’ignoti. Secondo gli investigatori, i milioni fuorilegge incamerati dalla Lega negli anni scorsi sono stati messi al riparo da future confische con transazioni sospette, compiute verso altri conti non aggredibili dalla magistratura.
di Matteo Indice, La Stampa