I sindacati e i dipendenti di Valtur sono pronti a mobilitarsi per evitare la chiusura dello storico gruppo turistico che, tra resort e villaggi, è il quarto operatore a livello nazionale. A rischio, dopo l’avvio della procedura di licenziamento collettivo, sono 108 dipendenti a tempo indeterminato e 123 assunti a tempo determinato. Le conseguenze di una liquidazione o di una chiusura, spiega la Filcams Cgil, ricadono anche sulle 1.500 persone impiegate direttamente ed indirettamente per la stagione estiva. Senza contare che, se chiude Valtur l’Italia perde oltre un milione di turisti l’anno, denunciano gli stessi sindacati. «Domani partirà un a campagna di mobilitazione dei clienti e di tutto l’universo Valtur sui social per sensibilizzare il Paese rispetto a quello che sta accadendo», spiega Luca De Zolt, della Filcams Cgil. Dati alla mano, la stagione Invernale 2017/18 si è chiusa con un +20,1% di presenze rispetto alla precedente e con un fatturato salito del 24,4%. L’estate 2017 ha aumentato i clienti 19% e l’inizio delle vendite, il 16 gennaio 2018, lasciava presagire una buona stagione: nelle prime tre settimane, le prenotazioni erano cresciute del 106% rispetto al 2017. «La stagione apre a brevissimo, servono tempi rapidi per risolvere il problema altrimenti davvero Valtur chiude i battenti perché i villaggi turistici vuoti nessuno li compra», sottolinea ancora De Zolt. I dipendenti dell’azienda controllata Investindustrial «sono pronti a ripartire». Tanto più che il turismo in Italia, dopo le crisi geopolitiche dei Paesi del Mediterraneo, sta crescendo più delle attese (+2,7% nel 2017).
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