Asia Argento e Laura Boldrini voleranno al summit femminista mondiale per parlare del paradosso italiano. Il racconto del primo sciopero dell’ex presidente
Asia Argento e Laura Boldrini tra pochi giorni andranno a New York al summit “Women in the world” per raccontare quella che loro definisconio “l‘anomalia italiana” nella questione delle molestie sessuali. Un cavallo di battaglia che ha unito l’ex presidente e l’attrice durante l’esplosione del caso Weinstein (in Usa) e Brizzi (nel Belpaese) e che oggi ritrova rinnovato vigore.
“Ho raccontato di essere stata stuprata da Harvey Weinstein quando avevo 20 anni, in Usa mi hanno creduta, Weinstein è stato cacciato. In Italia invece sono stata derisa e chiamata prostituta – racconta la Argento – mi hanno minacciata di morte insieme ai miei figli. Come possiamo aspettarci allora che le donne denuncino molestie e violenze se nel nostro Paese chi parla finisce sul banco degli imputati?”. Ecco il paradosso di cui parleranno la Boldrini e l’attrice al summit femminista mondiale. Nell’intervista rilasciata a Repubblica prima della partenza, Boldrini e Argento si soffermano sul perché le donne preferiscano non denunciare le molestie subite: “Tacciono perché hanno paura di non essere credute, di doversi addirittura giustificare – dice la parlamentare di LeU – è la loro parola contro un sistema in cui nei talk show ci sono politici che confondono la molestia con il corteggiamento“. E ancora: “Per questo i molestatori non vengono messi al bando. Anzi sembra che non esistano. Invece è una piaga. C’ è un pregiudizio fortissimo verso il mondo femminile, chi parla di sessismo e misoginia viene trattato con fastidio. Anche in politica“.
E il motivo di questa “rassegnazione” le due femministe lo trovano nella “mancanza di libertà economica delle donne”. “Il 49% delle donne è disoccupato – dice Boldrini – i dati italiani sono una vergogna. Pensate al gap salariale. Per questo sto lavorando a un piano straordinario su occupazione e imprenditoria“. “In Italia ti dicono: Il capo ti ricatta sessualmente? E tu cambia lavoro. Ma non è giusto – aggiunge la Argento – Ho faticato una vita per arrivare qui. È il molestatore che deve essere licenziato, non io. Per questo le donne non parlano, nemmeno quelle affermate”.
In chiusura, un racconto inedito e personale dell’ex presidente della Camera sul primo sciopero femminista della sua vita. “Quando ero piccola in famiglia eravamo cinque figli – racconta – due femmine e tre maschi. Erano gli anni Sessanta e in casa erano soltanto le bambine ad aiutare. Un giorno però mia sorella ed io abbiamo deciso di fare sciopero. Non avremmo più fatto niente se anche i maschi non fossero stati coinvolti nelle faccende. Dopo due giorni di caos i nostri genitori decisero che era giusto. Per la mia crescita è stato fondamentale. Voleva dire che la parità era giusta“.
Claudio Cartaldo, il Giornale