Assogestioni non sostiene Elliott. Genish difende Vivendi
Tim in Borsa è tra i titoli che scatta in avvio di contrattazioni. Il gruppo di Tlc guadagna il 2,9% a 0,77 euro con la Cdp che oggi riunisce il cda che dovrà pronunciarsi sulla proposta del vertice della Cassa che prevede l’entrata in campo per tutelare gli interessi di sistema.
Cassa Depositi e Prestiti, il braccio finanziario del Tesoro, apre il dossier Tim e oggi lo porterà al tavolo del suo cda. Si apre così un altro fronte per Vivendi, il socio di controllo francese, già minacciato dal fondo attivista americano Elliott. Sul tema della Rete, quello che più sta a cuore a Cdp, l’ad di Tim Amos Genish è intervenuto anche oggi intervistato dal quotidiano francese Les Echos: è un “imperativo” che Tim “controlli la sua rete. Ovunque dove gli operatori non hanno seguito questa strategia (ci sono esempi negli Usa, in Australia, o in Nuova Zelanda) ciò ha creato rischi inutili per una resa molto debole o nulla”. Nella sortita di Cdp il presidente del consiglio uscente Paolo Gentiloni, e con lui i ministri Pier Carlo Padoan e Carlo Calenda (in rappresentanza del Ministero dell’Economia e delle Finanze azionista con l’82,77%), risultano allineati a Giuseppe Guzzetti presidente di Acri (le fondazioni bancarie detengono il 15,93% di Cdp) e ogni mossa risulta verificata anche con le principali forze politiche, dai 5 Stelle alla Lega fino a Forza Italia. La Cdp, interpellata dall’Ansa, non commenta.
Lo scenario si complica anche per il fondo attivista Elliott, che fino a ieri era sicuro di riuscire a spodestare Vivendi dal controllo di Tim all’assemblea del 24 aprile. Ma non si possono saltare le tappe e i soci sanno che devono comunque segnare in agenda l’impegno del 4 maggio, data per la quale resta confermata la convocazione di un’assemblea ad hoc per il rinnovo del cda. Tim ricorda pertanto ai soci interessati il termine del 9 aprile per la presentazione delle liste di candidati per la nomina del Cda e, secondo quanto trapela, Assogestioni avrebbe rifiutato l’offerta di Elliott per la presentazione di una lista unitaria, in primis essendo impossibilitata per statuto a presentare una lista di maggioranza. L’assenza di un’intesa rischia di disperdere il voto dei fondi su due liste e complica il progetto del fondo Usa di sfilare a Vivendi la maggioranza del cda. Le liste per il cda di Tim vanno presentate entro lunedì 9 aprile. Assogestioni avrebbe dato la disponibilità a una lista di minoranza lunga, a sette membri (alle minoranze spettano in base allo Statuto di Tim un terzo dei posti in cda). D’altra parte Assogestioni non sarebbe disponibile a convergere su una lista di maggioranza presentata da Elliott (il Tuf richiede che non ci siano collegamenti tra una lista di minoranza e maggioranza, ndr), che pure non avrebbe problemi a lasciare spazio a candidati graditi ai fondi italiani, avendo l’obiettivo di promuovere un cambiamento della governance e non di prendere il controllo della società con suoi rappresentanti in cda né di sostituire il management. Tim ricorda anche che “il cda della società è convocato per il 9 aprile per esaminare tale integrazione, alla luce delle motivazioni rese disponibili dal Collegio Sindacale, e assumere ogni opportuna iniziativa al riguardo”. All’orizzonte c’è l’ipotesi di un ricorso d’urgenza in Tribunale per stoppare l’intervento del Collegio Sindacale, ritenuto un’ingerenza.
Intanto l’ad di Tim Amos Genish si schiera palesemente al fianco del suo azionista di controllo: “Se Vivendi è entrata in Telecom Italia, lo ha fatto con una visione di lungo termine in quanto partner industriale. Tutto il contrario di un hedge fund come Elliott dalla politica di breve termine” dichiara al quotidiano francese Les Echos. In merito all’intesa tra Mediaset e Sky invece Genish invoca l’intervento dell’Antitrust, “non è nell’interesse degli italiani che ci sia meno concorrenza nel mercato della pay tv. Se necessario, chiederemo dei rimedi”.
ANSA