Il testo che segue, emerso dagli archivi segreti inglesi qualche anno fa, fu prudenzialmente preparato dal Governo britannico in un momento apicale della Guerra Fredda, i primi mesi del 1983. Datato 4 marzo, è il discorso che la Regina Elisabetta II doveva fare alla nazione in caso di un attacco nucleare dell’Unione Sovietica alla Gran Bretagna, considerato una seria possibilità di lì a pochi giorni o poche settimane. Il messaggio, mai pronunciato, annuncia implicitamente l’inevitabile rappresaglia atomica. La Regina, in sostanza, comunica la prossima fine del mondo ai sudditi e li invita a pregare, ordinatamente, da inglesi. “L’ultima volta che vi ho parlato, meno di tre mesi fa, tutti noi ci crogiolavamo nel calore e nell’intimità del Natale in famiglia. I nostri pensieri erano rivolti ai forti legami che uniscono ogni generazione a quelle che l’hanno preceduta e a quelle che seguiranno. Gli orrori della guerra non avrebbero potuto apparire più remoti nel momento in cui i miei familiari e io condividevamo la gioia di Natale… Adesso invece questa follia della guerra si diffonde di nuovo in tutto il mondo. Non ho mai dimenticato la pena e l’orgoglio che provai quando mia sorella ed io ci stringemmo attorno alla radio per ascoltare le fiere parole pronunciate da nostro padre in quel fatidico giorno del 1939 (la dichiarazione dell’entrata in guerra contro i Nazisti, ndr). Non avrei mai immaginato, nemmeno per un istante, che un giorno lo stesso solenne e terribile dovere sarebbe toccato a me. Sappiamo tutti che mai nella nostra lunga storia abbiamo dovuto affrontare pericoli così tremendi. Il nemico non è più il soldato con il suo fucile, né l’aviatore nascosto nei cieli sopra i nostri villaggi e le nostre città, bensì la potenza mortale di una tecnologia usata per fini impropri. Eppure, per quanto gravi siano i pericoli a cui andiamo incontro, torneremo a farci forti delle stesse qualità che già due volte, in questo triste secolo, ci hanno aiutato a difendere la nostra libertà. Mio marito e io condividiamo con le famiglie di tutto il Paese il timore che proviamo per figlie e figli, mariti e fratelli che hanno lasciato i propri cari per servire la patria. In questo istante il mio amato figlio Andrew è con la sua unità, e noi preghiamo giorno e notte per la sua incolumità e per quella di tutti i nostri soldati, uomini e donne, in patria e all’estero. E sarà proprio l’intimo legame che unisce le nostre famiglie la più efficace difesa contro l’ignoto. Se le famiglie restano unite e risolute, offrendo riparo a chi vive da solo e senza protezione, la volontà di sopravvivenza del nostro Paese non potrà essere spezzata. Il messaggio che vi rivolgo è semplice. Aiutate chi non è in grado di aiutarsi, portate conforto a chi è solo e senza un tetto, e fate che la vostra famiglia divenga fonte di speranza e di vita per quanti ne hanno bisogno. Nel momento in cui tutti insieme ci impegniamo a scongiurare il nuovo male, preghiamo dunque per il nostro Paese e per gli uomini di buona volontà, ovunque si trovino. Che Iddio benedica tutti voi”.
James Hansen, Nota Diplomatica