Casta Diva Group, multinazionale quotata al segmento Aim Italia e attiva nel settore della comunicazione per la produzione di branded content, video virali, contenuti digitali, film e live music entertainment, ha nominato Francesco Paolo Conticello nuovo head of communication & external relations. Il manager, che riporterà direttamente all’amministratore delegato Andrea De Micheli, supervisionerà il team creativo e i gruppi di lavoro sui clienti e avrà la responsabilità della comunicazione corporate, di brand, di prodotto, dell’ambiente digitale della Holding e di tutte le controllate. Quarantotto anni, romano, una laurea in giurisprudenza, indirizzo in tecnologie dell’informazione, Conticello vanta una ventennale esperienza nell’ambito della comunicazione aziendale in società quali Wwf International, Methodos, Gruppo Aleteia – Hdràn e Next Group. «La nostra società offre ai clienti consulenza ed implementazione di progetti di comunicazione complessi», affermano Andrea De Micheli e Luca Oddo, a.d. e presidente di Casta Diva Group. «L’ingresso di Francesco Paolo Conticello ci permetterà di strutturare in modo strategico i progetti di comunicazione per i clienti e le sue controllate così da rafforzare il nostro posizionamento». La società ha fatto sapere inoltre che assume la responsabilità diretta della gestione di Monaco Growth Forums affidandola a Gianluigi Rossi, già membro del consiglio di amministrazione di Casta Diva Group, il quale subentra ad Andrea Porcelli con il ruolo di amministratore unico.
Mille spot prodotti lavorando con maestri delle pubblicità e del cinema inclusi i premi Oscar Martin Scorsese, Dante Ferretti, Giuseppe Tornatore. Il sogno di Andrea De Micheli, a.d. e fondatore assieme a Luca Oddo di Casta Diva Group, holding operante a livello mondiale nel settore della comunicazione, è che Milano «una mela aperta alle novità» si apra di più al cinema. «I progetti ci sono», spiega il ceo assieme a Oddo, che è presidente del gruppo e si divide tra Londra e l‘Italia. «Il settore è concentrato a Roma perché Milano è soprattutto finanza o marketing. Il mondo professionale è meno impulsivo, analizza tutto nel dettaglio: i produttori romani se ne fregano delle analisi, si buttano e fanno quella cosa a patto che li appassioni». De Micheli e Oddo saranno di scena al 2° Milano Marketing Festival di Class Editori (dal 21 al 23 marzo al MegaWatt Court), portando la case history del Blue Note, il jazz club di Casta Diva group che ha cambiato il volto della metropoli lombarda che i due manager raccontano a ItaliaOggi. Tra l’altro il gran finale della kermesse sarà targato proprio Blue Note Off, sulle note jazz del sassofonista Felice Clemente.
Domanda. Che cosa accomuna advertising e jazz?
Risposta. La sfida, che si tratti di girare un film o fare musica, è regalare qualcosa di indimenticabile a dei perfetti sconosciuti. Se ci riesci hai successo in tutte le altre discipline.
D.Come sono evoluti?
R.Entrambi i settori hanno attraversato mutamenti importanti. Oggi quando si gira uno spot conta quasi più l’analista che studia l’algoritmo sui differenti canali che non il creativo. Il Blue Note, incorporato in Casta Diva (nel 2016, ndr) e fondato da Paolo Colucci, un avvocato d’affari che aveva lavorato a New York e voleva ricrearlo a Milano, è stato invece «detemplizzato». All’inizio infatti veniva vissuto con timore reverenziale.
D.Anche Milano è cambiata e attorno al Blue Note è rinato un quartiere, l’Isola.
R.Da ragazzi non ci si avvicinava. In via Borsieri conviviamo oggi con oltre 30 ristoranti. Il bar accanto offre addirittura musica dal vivo e un aperitivo low cost. Così quando la gente si siede da noi consuma meno..
D.Potreste valutare un’opzione d’acquisto…
R.Ci abbiamo pensato.
D.Una parola per definire la metropoli?
R.È una mela aperta: hai dei tunnel, dei bachi ognuno con la sua nicchia. Nel suo insieme è estremamente ricettiva. Poi capita di assistere a un fanatismo inaspettato.
R.Per esempio?
D.Giorni fa abbiamo inaugurato le serate Blue Vinyl Nite (termine informale per dire night, notte, ndr) con musica dal vivo insieme a quella su disco. Certi puristi hanno storto il naso. E dire che a Milano quando si ascoltava il jazz al Capolinea tra tovaglie a quadretti e toast sbruciacchiati i musicisti si alternavano senza un senso. Verso mezzanotte arrivavano musicisti più o meno noti, come Jannacci che era medico che si presentava quando finiva il turno in ospedale.
D.Cosa ne pensate della cover di Elton John diventata immagine per una limited edition di Gucci?
R.Siamo al confine tra la cultura e il marketing. Vale anche per la Vinyl Nite.
D.Il vinile è ritornato fenomeno. Perché?
R.Il mercato vuole buona musica e contenitori, come quando si comprava la prima Internet box della Telecom con una scatola grande e una sim piccolissima. Le copertine sono come quadri d’arte e il suono è di maggior qualità. Detto ciò, quello che sta accadendo per l’e-commerce con Amazon o nel cinema con Netflix varrà anche le etichette. C’è da aspettarsi che chi fa streaming sarà produttore.
D.Tra marketing culturale e cultura del marketing quali passi avanti sono stati fatti?
R.Si è investito molto nel far recepire meglio al pubblico un genere, una disciplina. La cultura del marketing, invece, è meno ingenua, ha sempre più a che fare con specialisti e analisti. L’unica considerazione è che nonostante i calcoli e i numeri, sbagliano ancora.
D.Con la holding Casta Diva Group siete specializzati a livello mondiale in advertising, branded content e comunicazione. Quali sono i progetti?
R.Siamo in un’epoca in cui anche l’influencer è uno storyteller primitivo e nel marketing mix bisogna pensare a ogni mezzo. È finita l’epoca in cui per fare branded content sapevi che 20 milioni di persone le avevi davanti all tv. Prima di propinare lo spot nel film, per Sanremo o nella partita, devi creare la serie e il festival, Il pubblicitario deve fare l’impresario. La sfida è continuare a investire sulla qualità, che si tratti di un corto per Banca Intesa o per un docufilm candidato a Venezia.
di Francesca Sottilaro Italia oggi