Il videpresidente della Commissione Ue: “Siamo stati molto chiari su quali aspettative ha nei confronti del target del deficit italiano”, cioè che serve “uno 0,3% di sforzo strutturale quest’anno, ed è quello che sarà valutato a maggio”. A questo obiettivo mancano però almeno 3,5 miliardi
“Specialmente per l’Italia, che ha il secondo debito pubblico più alto dell’Ue, è importante che si resti sui binari di una politica di bilancio responsabile“: lo ha detto il vicepresidente della Commissione Ue all’euro, Valdis Dombrovskis, a chi gli chiedeva un commento sulle misure proposte in campagna elettorale da partiti come la Lega. “È importante non creare aspettative negative sui mercati“, ha poi aggiunto.”La Commissione Europea non commenta le discussioni interne politiche, adesso è in corso un processo per la formazione del governo italiano sula base degli accordi costituzionali. Per quanto riguarda la questione di bilancio, penso che la Commissione europea sia stata molto chiara su quali sono le aspettative in termini di obiettivi di bilancio per l’Italia e cioè di uno sforzo strutturale quest’anno pari allo 0,3% del pil ed è quanto valuteremo a maggio nel quadro del semestre europeo di ‘governance‘ economica”.Secondo il vicepresidente della Commissione “l’Italia è il Paese con il secondo debito/pil più alto dopo la Grecia e per questo motivo è importante restare in un percorso di politica di bilancio responsabile”.La questione dello 0,3% di aggiustamento del deficit in termini strutturali è nota dallo scorso novembre: secondo i calcoli di Bruxelles l’Italia garantisce un aggiustamento strutturale limitato allo 0,1% del pil e non garantisce che sarà rispettata la regola di riduzione del debito. In sostanza, la formula usata è quella solita: sta correndo il rischio di una “deviazione significativa” dal percorso di aggiustamento dei conti pubblici concordato. E, siccome questo rischio sussiste anche per il 2017, c’è sulla carta la possibilità che la stessa flessibilità concessa negli anni scorsi possa essere paradossalmente ‘ritirata’.Ciò che è sulla carta non necessariamente si materializzerà, specie se l’italia si troverà in una situazione di stallo politico se non di paralisi date le note difficoltà a formare un nuovo governo dopo le elezioni.Sta di fatto che da due giorni i messaggi di Bruxelles vanno tutti in una sola direzione. In primo luogo c’è molta cautela sulle scadenze, sul calendario: la Commissione non si è mai sognata di interferire nel processo di formazione dei governi dei Paesi membri con procedure sui conti pubblici o altro e non lo farà certo con l’Italia, che è al centro delle preoccupazioni politiche per la prevalenza più che maggioritaria di un voto a sostegno di due partiti che mettono in discussione radicalmente le politiche quando non le prospettive della stessa Ue (si tratta di Lega e del Movimento 5 Stelle). Almeno fino a prova contraria.Ne deriva che a maggio, se non sarà chiarita la situazione politica, è del tutto improbabile che da Bruxelles arrivi una “staffilata” per il mancato rispetto della regola del debito. La tolleranza sui contenuti del programma di stabilità e programma di riforme che deve essere presentato ad aprile per Paesi che si trovano nello stallo politico è un dato acquisito e in questo non c’è alcuna novità da Bruxelles se non la conferma di una prassi consolidata (ne hanno beneficiato per esempio sia la Spagna che il Portogallo). Ciononostante, la Commissione insiste su obiettivi e aspettative.La richiesta di garantire un aggiustamento minimo di 0,3% del pil (5,4 miliardi) resta e già rappresenta la metà di quanto l’Italia dovrebbe fare secondo le norme Ue. A questo obiettivo mancano però almeno 3,5 miliardi: questo sulla base dei conti fine 2017. Occorre vedere l’andamento del deficit/pil nei primi tre mesi del 2018 e non a caso questo hanno ricordato ieri a Bruxelles.Niente di nuovo, però la semplice conferma di questo quadro indica che la Commissione è preoccupata per un nuovo corso politico italiano che si fondi su un deficit a briglia sciolta.D’altra parte va ricordato come la stessa Commissione sia stata spesso (se non quasi sempre) messa in croce all’Eurogruppo di fronte alle critiche radicali di molti ministeri del Tesoro proprio per le concessioni all’Italia sulla flessibilità. È sostanzialmente per ragioni politiche che i ministri finanziari hanno sempre poi sdoganato il via libera alle richieste italiane, tenendo conto di molto fattori: dalla pressione degli immigrati al rischio di nutrire una vittoria dei partiti populisti e anti-Ue. Ora che le posizioni populiste hanno ottenuto tanto consenso, il terreno di gioco non è diventato certo più facile.Il discorso di Dombrovskis si è soffermato ad analizzare anche la Brexit. “Non abbiamo visto nessuna instabilità finanziaria finora” a causa della Brexit ma “ci stiamo comunque preparando per il peggior scenario con tutto quello che può implicare, anche se lo scenario di base a cui stiamo lavorando resta un addio ordinato”, ha poi affermato Dombrovskis, mentre il collega alla crescita Jyrki Katainen ha assicurato che se anche l’Ue “è abbastanza ben preparata per qualunque scenario”, allo stesso tempo “non possiamo neanche dire al settore finanziario di non preoccuparsi perché tutto andrà bene”. Infatti, ha avvertito ancora Katainen, “con la Brexit ci sarà una grande discontinuità sui mercati e nel commercio, ma certo anche nuove opportunità“.
LaRepubblica