di Cesare Lanza per LaVerità
Beppe Grillo
Dieci anni fa, quando iniziò la sua avventura politica, non avrebbe mai pensato di poter conquistare con il suo movimento 11 milioni di voti. È lui il vero vincitore delle elezioni, è giusto ricordarlo: ha lanciato, svezzato, guidato e indirizzato il partito che non ha mai voluto chiamare partito e però è diventato di gran lunga il primo partito italiano. E ora? Il carisma peserà ancora.
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Matteo Renzi
Divisivo. Prepotente. Arrogante. E del tutto sordo rispetto al segnale pesantissimo che gli era arrivato il giorno del referendum sulle riforme. Se si fosse ritirato nel dicembre del 2016, forse avrebbe preso fiato, forse avrebbe potuto rilanciarsi. Forse. Ora la disfatta è irrimediabile. È paradossale che Matteo Renzi si sia fatto eleggere in quel Senato che voleva rottamare.
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Matteo Salvini
Un suo capolavoro è stato rifondare la Lega togliendo la parola Nord dal brand del partito che fu di Umberto Bossi. E così Matteo Salvini ha raccolto voti e consensi nel Sud e perfino a Roma che, storicamente e con disprezzo, era stata definita padrona. Ha vinto la sfida con Silvio Berlusconi e punta a Palazzo Chigi. Con quale maggioranza, si vedrà.
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Pietro Grasso
La sconfitta di Liberi e uguali è evidente. L’ambiziosa brigata – Bersani, Civati, D’Alema, Speranza… – ha avuto un risultato molto modesto. Grande delusione, in particolare per l’ex presidente del Senato, che non è riuscito ad affermarsi neanche nella sua Palermo. Grasso che cala! Dice che continuerà come ha iniziato. Anche se i conti non tornano.
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Gary Oldman
Oscar, meritatissimo, per questo straordinario attore, grazie alla magnifica interpretazione di Winston Churchill nel film L’ora più buia. Nella preparazione si era sottoposto rigorosamente a molti sacrifici, pur di essere somigliante al grande premier inglese. E vedendo il film molti spettatori si chiedevano: ma perché noi italiani non abbiamo avuto un Churchill?
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Maurizio Sarri
L’allenatore del Napoli ha vissuto un brutto sabato sera, travolto dalla Roma per 4-2. Ed è in discesa non tanto per questo, quanto per l’amara riflessione: la Juve è di un’altra categoria e vincerà lo scudetto. In realtà la sfida è aperta e ci sono ancora 33 punti in ballo. Una resa frettolosa? I tifosi la pensano diversamente e hanno osannato la loro squadra.