L’astensionismo tra i 18-34enni potrebbe ridursi rispetto al 2013 (secondo uno studio Viacom-Mtv). Nella loro agenda ci sono lavoro, sicurezza, immigrazione. Il candidato ideale deve essere onesto, chiaro, affidabile. Appassionato? Meno importante. C’è qualcuno con queste caratteristiche?
I politici devono farne di strada per riconquistare la fiducia dei più giovani, che potrebbero però aprire uno spiraglio per il futuro. Ragazze e ragazzi continuano a percepire la politica come lontana, interessata alle tematiche giovanili solo sotto elezioni, ma secondo una ricerca di Viacom-Mtv otto giovani su dieci sono intenzionati ad andare a votare alle elezioni Politiche del prossimo 4 marzo. Un rimbalzo positivo, rispetto al fondo toccato cinque anni fa, con le politiche del 2013: all’epoca della campagna che vide Pierluigi Bersani sfidare Silvio Berlusconi (e il boom dei grillini), solo il 74,5 per cento degli aventi diritto tra i 18 e i 30 anni andò a votare. Il dato si inserisce nel calo cronico della partecipazione dei giovani al voto negli ultimi decenni, analizzato nel volume L’attimo fuggente .Giovani e voto in Italia, tra continuità e cambiamento (2018) di Dario Tuorto. Il libro evidenzia il passaggio dalla cittadinanza critica alla cittadinanza apatica, che si attiva in maniera estemporanea in elettorati d’opinione che seguono una politica mediatizzata.
La ricerca pre-elettorale Viacom del 2012 aveva anticipato il crollo del 2013: votò il 74,5 per cento dei giovani, su una fetta leggermente più larga, ossia quella compresa tra i 18 e i 34, che è stata interpellata anche nel 2017, su un campione di mille giovani. Quest’anno l’80 per cento degli intervistati ha detto che considera importante partecipare alla vita politica, anche se i suoi attori spiccano per confusione e aggressività, e si dichiara intenzionato ad andare a votare. Chi? Siamo in campagna elettorale e quindi non si possono pubblicare queste indicazioni. Metà dei giovani voteranno comunque il “meno peggio”. Speriamo che chi raccoglierà questa chance non sfrutti in maniera irresponsabile l’appeal che la polarizzazione sociale e politica dei temi ha prodotto sui più giovani.
ilCorriere