Secondo l’indice messo a punto dalla Economist Intelligence Unit il Paese a più alto tasso di democrazia del mondo è la Norvegia, seguita dall’Islanda e dalla Svezia. L’Europa del Nord appare dunque l’area geografica nella quale il sistema democratico funziona meglio, come conferma il fatto che il terzo Paese della penisola scandinava, la Finlandia, segue al nono posto. La Norvegia riesce ad avere addirittura una valutazione di 9,87 punti su 10. L’Economist Intelligence Unit, istituto di ricerca del gruppo editoriale The Economist, produce il Democratic Index sulla base di cinque indicatori: il pluralismo e il sistema elettorale; il funzionamento del governo; la partecipazione politica; la cultura politica; le libertà civili. L’Italia si classifica solo al ventunesimo posto, assieme agli Stati Uniti, appena sotto la Corea del Sud e appena sopra Giappone, Costa Rica e Capo Verde. Il punteggio globale del nostro Paese è inferiore a 8 e questo ci colloca tra quelle che l’Istituto definisce “democrazie difettose” insieme, tra gli altri, a Francia e Portogallo. Ad abbassare la valutazione dell’Italia sono soprattutto i valori assegnati al funzionamento del governo (6,43 contro i 9,64 di Norvegia, Svezia e Canada) e alla partecipazione politica (7,22 contro il 10 della Norvegia). Il rapporto non è molto ottimista sullo stato della democrazia nel mondo. Poco meno della metà della popolazione del pianeta vive in regimi democratici, ma solo il 4,5%, cioè gli abitanti dei primi 19 Paesi della classifica, si trova in situazione di «piena democrazia». Per il resto si tratta di democrazie difettose, come la nostra e quella di altri 75 Stati che ospitano il 45% dei cittadini del mondo, oppure di regimi definiti “ibridi” (39 Stati) o addirittura autoritari (52 Stati, comprese la Cina e la Russia, ma anche l’Egitto e la Libia). In fondo, all’ultimo posto tra i 167 Paesi presi in considerazione, c’è la Corea del Nord, con un indice di democrazia di appena 1,08, preceduta in penultima posizione dalla Siria. In generale, il rapporto segnala che nel mondo la democrazia regredisce anziché progredire e questa vera e propria recessione coinvolge anche i Paesi del mondo occidentale. Quello della Economist Intelligence Unit non è l’unico studio che cerchi di verificare quali siano le nazioni in cui le cose funzionano meglio. Il Legatum Prosperity Index pubblicato dal Legatum Institute (una associazione no profit britannica) di nuovo mette in cima alla classifica per il modo in cui sono governate le democrazie del Nord Europa: prima la Finlandia, seconda la Norvegia e quarta la Svezia. Al terzo posto c’è la Nuova Zelanda (quarta nell’indice dell’Economist) e al quinto la Svizzera. In questo caso vengono messi insieme una serie di indicatori sull’efficacia dei Governi, la democrazia e la partecipazione politica, le leggi e il loro rispetto. L’Italia si piazza ancora peggio, al quarantaseiesimo posto su 149 Paesi.
Anche la Banca mondiale mette a punto degli indicatori che però non tentano di misurare il livello di democrazia di un Paese nel suo insieme, bensì solo singoli aspetti, come l’efficacia dei Governi, il livello di corruzione, la stabilità politica e l’assenza di violenza.
La Stampa