Sono oltre 40 i punti vendita interessati dalla procedura concordataria in atto che garantisce ai lavoratori soltanto il 20% dello stipendio. La ricerca di un acquirente e le ipotesi di rilancio
C’è ansia crescente tra i circa 800 lavoratori del gruppo Trony, specializzato nella vendita di elettrodomestici e prodotti elettronici al dettaglio. Dallo scorso dicembre infatti gli addetti alla catena sono pagati soltanto al 20% dello stipendio dovuto. La società — che dispone di oltre 40 punti vendita in Italia e solo in Lombardia conta su 9 punti vendita con oltre 140 dipendenti — è in crisi da alcuni anni a causa di scelte manageriali sbagliate e della concorrenza dell’ecommerce. Dal 24 gennaio scorso la catena, controllata da Dps Group e che fa capo all’imprenditore pugliese Antonio Piccino, è stata ammessa alla procedura del concordato in bianco e da allora è alla ricerca di un possibile acquirente. La proceduta concordataria prevede che i lavoratori dal 24 gennaio verranno pagati nella quota che verrà stabilita dal commissario della Dps Alfredo Haupt, nominato dalla giudice delegata del Tribunale di Milano Irene Lupo. Per le spettanze antecedenti a questa data i pagamenti sono bloccati e fermi, appunto, al 20% degli stipendi. “La vera preoccupazione riguarda le prospettive future. Circa un mese fa si era parlato di un possibile acquirente per 15 dei punti vendita di Trony , il che avrebbe permesso di puntare al risanamento dell’intero gruppo», spiega il segretario nazionale di Fisascat Cisl Mirco Ceotto. «Il fatto che fino a questo momento non sia ancora arriva alcuna proposta concreta è motivo di grande allarme», aggiunge.
I lavoratori di Trony stanno continuando a presentarsi regolarmente al lavoro ma sono impossibilitati a svolgere le proprie attività per la mancanza di prodotti da vendere. Già a dicembre la maggioranza dei fornitori avevano sospeso le consegne a causa della crisi di liquidità dell’azienda. Al taglio degli stipendi e alle incognite per il futuro si aggiunge dunque per i lavoratori la frustrazione di non poter svolgere il proprio lavoro di vendita per mancanza di articoli in magazzino. «La settimana prossima ci sarà un incontro al Ministero del Lavoro per sbloccare la situazione di una delle società controllate, che riguarda tuttavia soltanto quattro punti vendita. Aspettiamo ulteriori convocazioni, anche dal Mise», conclude Ceotto.
Il Corriere della Sera