Se a livello nazionale, almeno apparentemente, si è arrivati ad una sorta di tregua tra le varie fazioni politiche del centro-destra, le guerre tra correnti e partiti trova libero sfogo nel Lazio; il clima, in vista dell’appuntamento elettorale, è tutt’altro che sereno, e siamo solo agli inizi. La candidatura del sindaco di Amatrice, Sergio Pirozzi, è stata il naturale innesco di una lotta politica, tutta interna alla destra, che non accenna a placarsi; Giorgia Meloni, infatti, ha preferito non convergere su Pirozzi, sacrificando così l’unità della coalizione, per arginare Gianni Alemanno e Francesco Storace, «main sponsor» della candidatura dello stesso Pirozzi.
Nel Lazio non passa che giorno che qualcuno non si chieda «come mai» Pirozzi non abbia rinunciato alla candidatura, il perchè di tanta ostinazione anche a fronte delle tante richieste fatte. «C’è chi pensa che Pirozzi sia rimasto in campo per togliere voti alla Meloni (Fratelli d’Italia) e a Berlusconi (Forza Italia) in un’ottica nazionale e quindi favorire la Lega nella sfida per la leadership tutta interna al centrodestra», spiegano fonti di via della Pisana. «Nessuno può escludere che l’election day con Pirozzi nel Lazio possa giocare un brutto scherzo alle forze tradizionali di centrodestra e togliere voti a Forza Italia e Fdi nelle sfide di Camera e Senato favorendo così la Lega di Matteo Salvini».
Dunque il Lazio come parte di una strategia più complessa capace di incidere sullo scacchiere nazionale; uno dei rumors più quotati dalle parti del centrodestra sarebbe quello che vorrebbe, nel caso in cui la Lega di Matteo Salvini dovesse superare le percentuali di Forza Italia, l’ingresso di Sergio Pirozzi nella compagine di governo messa in campo da Matteo Salvini.
«Per sfruttare la mia immagine, sia Renzi sia la Meloni mi hanno offerto un posto in Parlamento, per inglobarmi nel sistema. Ci dovevamo ritirare». «I miei avversari si servono di sondaggi falsi, che li danno al primo posto. Io i sondaggi li faccio in mezzo alla gente. Se volete un presidente che sui trasporti, sulla sanità, sul lavoro, sulla sicurezza, sui rifiuti, farà quello che è stato fatto fino ad oggi, quel presidente non sono io. Il prossimo 4 marzo, dal Lazio, deve partire la vera rivoluzione civile: far tornare la gente normale a decidere le nostre sorti. Chi ora ci governa non è normale perchè non è mai entrato nella zona rossa della sofferenza», ha detto il sindaco di Amatrice confermando tutto il peso della sua candidatura in regione e la sue enorme popolarità tra la gente.
Insomma, per il centro-destra la Regione Lazio potrebbe trasformarsi in un clamoroso flop elettorale a causa delle divisioni interne, divisioni che, per ora, sono state il più grande alleato del centro-sinistra e di Zingaretti.