Una posizione che non mancherà di suscitare discussioni. Per il 75% dei direttori del personale il braccialetto Amazon è uno strumento per migliorare l’organizzazione del lavoro. Per contro, il 60% chiede un rafforzamento delle norme a tutela dei dipendenti. «I risultati della nostra indagine interna – afferma Isabella Covili Faggioli, Presidente AIDP, l’associazione dei direttori del personale italiana – rivela che i responsabili delle risorse umane hanno espresso in larga maggioranza un parere favorevole al braccialetto Amazon, se inteso però come mero strumento di efficienza produttiva e non come strumento di controllo. A riprova, la stragrande maggioranza degli interpellati chiede anche un ulteriore adeguamento normativo per evitare che un’opportunità si trasformi in abuso inaccettabile».
Una posizione quella dei manager delle risorse umane, che non mancherà di suscitare dubbi e dissensi. Per il 56,88% il braccialetto non contiene in sé un rischio di controllo inaccettabile della prestazione del dipendente. Rischio, al contrario, visto invece dal restante 43,13% degli interpellati. Il 56,25% pensa che il braccialetto Amazon, se configurato come uno strumento di efficienza e non di mero controllo, non è incompatibile con la legislazione italiana e per il 61,25% non costituisce una palese violazione della privacy e dell’autonomia del lavoratore.
Ovviamente non mancano i rischi di abusi. Il 65% dei direttori del personale vede delle problematiche critiche nell’introdurre simili sistemi digitali nella propria azienda. Rispetto alle novità introdotte dal Jobs Act e le tutele previste dal nostro ordinamento, per evitare i rischi delle nuove tecnologie in termini di controllo e privacy dei dipendenti, il campione è più o meno diviso a metà: per il 51,25% gli strumenti di tutela oggi previsti non sono sufficienti, mentre per il restante 48,75% lo sono. Infine, sei direttori su dieci (59,38%) ritiene che tali tutele debbano essere rafforzate.
W. P., La Stampa