Il memo repubblicano della commissione intelligence della Camera, declassificato da Trump, afferma che l’Fbi abusò dei suoi poteri usando, come «parte essenziale» delle sue richieste per intercettare la campagna del tycoon, il dossier redatto dall’ex spia britannica Steele e pagata dai democratici. Nessuna richiesta dell’Fbi avrebbe rivelato il finanziamento dem. E il numero due dell’Fbi Andrew McCabe avrebbe messo agli atti che senza quel dossier non sarebbero state avanzate richieste di intercettazione.
Era una fonte dell’Fbi l’ex spia britannica Christopher Steele, autore del controverso dossier pagato dai dem sui rapporti fra Trump e i russi e usato dalla stessa Fbi per richiedere l’intercettazione della campagna del tycoon. È quanto emerge dal memo repubblicano della commissione intelligence della Camera declassificato da Donald Trump. L’Fbi interruppe il rapporto con Steele dopo che svelò senza autorizzazione ai media nel 2016 i suoi legami col Bureau.
«Uno sforzo vergognoso per screditare» l’Fbi, il dipartimento di Giustizia e il procuratore speciale Robert Mueller, nonché per minare l’inchiesta, hanno commentato i democratici della commissione intelligence della Camera. I dem avevano votato contro la sua diffusione.
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