L’ex premier: «Sto bene». Ma annuncia altri quattro giorni di stop. Due le ipotesi sul suo malore: strategia o vero affaticamento. Larghe intese? «Spero non ce ne sarà il bisogno»
«Da lunedì riprendo la campagna elettorale. Sto bene». Silvio Berlusconi dopo il forfait alla trasmissione Porta a Porta prova a rassicurare i suoi intervenendo in collegamento a Radio Radio. «Ho passato delle giornate impegnative e dolorose per le liste, il dolore dipende dalle esclusioni che abbiamo dovuto fare», ribadisce l’ex premier.
Il giallo del malore
Fatto sta che, al di là dei collegamenti telefonici, il leader di Forza Italia ha deciso di rinunciare agli appuntamenti previsti dalla campagna elettorale per altri quattro giorni. Alimentando così due tesi tra loro contrapposte e anticipate da La Stampa in edicola: da un lato c’è l’ipotesi, sostenuta fonti berlusconiane e confermata stamani dal deputato Gianfranco Rotondi, di una strategia politica per evitare la sovraesposizione mediatica; dall’altra un effettivo affaticamento dell’81enne che starebbe mettendo in allerta il centrodestra.
“Il centrodestra è solido”
Lui, intanto, continua a sminuire le tensioni interne alla coalizione. «Il rapporto con gli alleati è solido si basa su battaglie comuni, sul buon governo di alcune regioni, non è un’alleanza improvvisata. Certo siamo alleati non siamo un partito unico è naturale che ci siano delle differenze, ma abbiamo condiviso un programma comune sul quale siamo tutti impegnati e tutti crediamo», dice ai microfoni di Radio Radio.
“Larghe intese? Spero non serviranno”
Berlusconi ha poi smentito le ipotesi di grandi alleanze post-voto. L’unica via per ora, secondo l’analisi sui sondaggi di YouTrend, che potrebbe garantire una governabilità al Paese. «Non rassegniamoci all’idea che non ci sia nulla da fare – conclude l’ex premier -. Io ci metterò tutta l’energia possibile e la mia esperienza di imprenditore e politico. Io non credo che ci sarà bisogno di una convergenza con M5S o con altri perché i dati mi fanno ritenere certa la vittoria del centrodestra».
La Stampa