La produzione industriale tedesca fa meglio delle attese: i listini si rafforzano. Ieri nuovi primati per Nasdaq e S&P 500. Chiusura in rialzo per il Nikkei nonostante il rafforzamento dello yen
Le Borse europee estendono la striscia positiva che sta caratterizzando questo avvio di 2018, all’indomani dell’ennesima seduta da record a Wall Street, con i nuovi massimi registrati per S&P 500 e Nasdaq. Milano si rafforza e sale dello 0,67%, Londra aggiunge lo 0,38%, Francoforte lo 0,2%, Parigi lo 0,46%.
I dati macroeconomici di giornata supportano l’ottimismo degli investitori: in Germania, la produzione industriale di novembre ha segnato un balzo oltre le attese. E’ cresciuta del 3,4% rispetto al mese precedente a fronte di attese per un aumento attorno all’1,8-1,9 per cento. Forte la crescita della produzione manifatturiera (+4,3%) mentre le costruzioni sono cresciute del’1,5 per cento. Ad ottobre la produzione era scesa dell’1,2% (dato rivisto dalla precedente stima di -1,4%). Anche l’Istat ha diffuso numeri tutto sommato positivi sul mercato del lavoro italiano, con 65mila occupati in più a novembre. Dall’Ocse arriva la rilevazione sui prezzi di novembre: l’inflazione tendenziale nell’area è salita al 2,4% dopo 2,2% ad ottobre 2017.
Stamattina Tokyo ha archiviato la seduta in rialzo dello 0,57%, nonostante il rafforzamento dello yen, salito a 112,60 sul dollaro, dopo l’annuncio della Bank of Japan, che nella giornata di oggi ha acquistato bond a 10-25 anni per un valore di 190 miliardi di yen, rispetto agli acquisti effettuati per 200 miliardi di yen dell’ultima volta. Sul fronte dei cambi, l’euro rimane sotto al soglia di 1,20 dollari: è scambiato a 1,2927 dollari. Vale inoltre 134,39 yen, mentre il dollaro-yen si attesta a 112,67. Lo spread tratta a 155 punti con il rendimento del decennale all’1,98%,
Sale il petrolio: il Wti, contratto con consegna a febbraio, registra un progresso dello 0,5% e riconquista la soglia dei 62 dollari al barile. Trend opposto per l’oro. Il metallo con consegna immediata scende dello 0,4% a 1315 dollari l’oncia.
La Repubblica