Si è spento nella sua casa di Milano, oggi verso le 18, per un arresto cardiaco a distanza di due giorni da un attacco di bronchite. Niente di collegato a quel brutto problema che si portava da tempo sulla fronte e che lo infastidiva perché non gli piaceva farsi vedere in pubblico. L’ultimo periodo l’aveva passato in casa, borbottando perché si annoiava, e lavorando: “Stava riscrivendo tutte le sue ricette più famose e innovative”, racconta il genero Enrico Dandolo, che seguiva più da vicino il suo lavoro ed è presidente ella Fondazione Gualtiero Marchesi. “L’ultimo libro pubblicato era un libro di sole foto, le foto dei suoi piatti. Ma siccome poi ogni chef ci mette del suo nell’interpretarli, aveva deciso di codificare una volta per tutte le sue creazioni, in modo che in futuro si possano riprodurre esattamente come le aveva pensate lui”.
Intanto Milano piange un grande che se ne va, non solo un grande cuoco ma un uomo di cultura, profondamente innamorate dell’arte. La musica soprattutto, ed ecco l’omaggio alla Scala nel suo ristorante nel centro di Milano, proprio nell’edificio del teatro più famoso del mondo, con le sedie ricoperte di velluto di quello stesso punto di rosso. La musica, che l’aveva fatto incontrare con la moglie Antonietta Cassisa, pianista, amatissima fino alla recente scomparsa. Passione ereditata dalla figlia Simona, arpista, e dai suoi tre figli. Paola, invece, ha scelto le arti figurative. Funerali probabilmente venerdì a Milano, poi le spoglie saranno portate nella tomba di famiglia a San Zenone, nel Pavese.
La figura più importante dell’enogastronomia italiana ci ha lasciato a 87 anni a Milano, dove era nato il 19 marzo del 1930 da una famiglia di ristoratori. E’ stato il primo cuoco italiano a ottenere le tre stelle Michelin, un riconoscimento contro il quale poi si era ribellato, contestando il sistema di attribuzione dei punteggi. “Un onore avere conosciuto Gualtiero Marchesi, grande maestro della nostra Cucina e portabandiera del Paese” è stato uno dei primi tweet di cordoglio, postato dal ministro delle politiche agricole Maurizio Martina. “Addio Gualtiero, maestro impareggiabile di bravura e di stile – scrive invece il governatore Roberto Maroni – hai saputo portare la cucina italiana su cime inesplorate senza mai perdere le radici della tua Milano. La Lombardia e l’Italia ti sono riconoscenti per sempre”. “Ciao maestro e grazie”, twitta Carlo Carlo, uno dei suoi allievi, tra i più conosciuti e affermati chef del Paese. Dalle sue cucine sono passati anche Davide Oldani, Enrico Crippa, Andrea Berton, Daniel Canzian, Paolo Priore, per citarne alcuni. La sua carriera è stata raccontata in “The Great Italian”, biopic sulla sua vita presentato lo scorso maggio a Cannes.
Questa estate Marchesi era riuscito a realizzare il sogno di fondare una casa di riposo per cuochi: nascerà a Varese, per iniziativa della Fondazione che porta il suo nome. “Dove i cuochi anziani – aveva spiegato – potrebbero portare il loro bagaglio di esperienze al servizio dei giovani studenti. L’importante è che abbiano veramente fatto sempre i cuochi. Non i ristoratori. E nemmeno i dilettanti – ci teneva a precisare – indipendentemente dal livello dei locali in cui lavoravano: cuochi veri, che hanno dato la vita a questo mestiere”. Titolare del ristorante Il Marchesino in piazza Scala, aveva ricevuto numerosi riconoscimenti e onorificenze.
“Salutiamo con profonda commozione Gualtiero Marchesi – è il messaggio del sindaco Beppe Sala – maestro della cucina e padre della cultura gastronomica italiana. Una lunga carriera e la voglia di non mollare mai. Soprattutto, la volontà di insegnare ai tanti giovani chef che sono passati dai suoi ristoranti. Milano gli deve moltissimo”.
Mariella Tanzarella, Repubblica.it
Si è spento a 87 anni nella sua casa di Milano, i funerali probabilmente venerdì. Stava riscrivendo tutte le sue ricette più famose. Il ministro Martina: “Grande maestro della nostra cucina e portabandiera del Paese”. Cracco: “Ciao maestro e grazie”. Il sindaco Sala: “Milano gli deve moltissimo”
Gualtiero Marchesi se n’è andato. La figura più importante della scena gastronomica italiana, l’uomo che ha permesso alla nostra cucina di spiccare il volo verso le vette mondiali, liberandola dal provincialismo. Lo piangono le due figlie Simona e Paola, i nipoti, e uno stuolo di orfani: del suo talento, della sua gentilezza, della sua intelligenza. Tutti quelli che hanno lavorato con lui hanno provato la sua intransigenza, necessaria per guidare brigate di giovani scalpitanti verso le stelle; ma anche la sua profonda umanità e generosità, la sua disponibilità a spendersi.
Questa estate Marchesi era riuscito a realizzare il sogno di fondare una casa di riposo per cuochi: nascerà a Varese, per iniziativa della Fondazione che porta il suo nome. “Dove i cuochi anziani – aveva spiegato – potrebbero portare il loro bagaglio di esperienze al servizio dei giovani studenti. L’importante è che abbiano veramente fatto sempre i cuochi. Non i ristoratori. E nemmeno i dilettanti – ci teneva a precisare – indipendentemente dal livello dei locali in cui lavoravano: cuochi veri, che hanno dato la vita a questo mestiere”. Titolare del ristorante Il Marchesino in piazza Scala, aveva ricevuto numerosi riconoscimenti e onorificenze.
“Salutiamo con profonda commozione Gualtiero Marchesi – è il messaggio del sindaco Beppe Sala – maestro della cucina e padre della cultura gastronomica italiana. Una lunga carriera e la voglia di non mollare mai. Soprattutto, la volontà di insegnare ai tanti giovani chef che sono passati dai suoi ristoranti. Milano gli deve moltissimo”.
Mariella Tanzarella, Repubblica.it