L’attore ha dichiarato che bisognerebbe differenziare «tra stupri e pacche sul sedere», ma l’ex co-star in Will Hunting non è d’accordo: «Nessun uomo dovrebbe spiegare a una donna cosa significa “molestia”»
«Prima di giudicare qualcuno devi camminare molte lune con i suoi mocassini», recita un antico detto degli indiani d’America. E Minnie Driver lo fa suo per intervenire sul caso Weinstein. All’attrice, come a tanti altri utenti social, non è andata giù la recente intervista del collega Matt Damon (i due hanno recitato insieme in Will Hunting), che a ABC News ha sostenuto che vi siano «vari gradi di giudizio» per gli uomini potenti che – da Harvey in poi – sono stati accusati di molestie sessuali. «Penso sia meraviglioso che le donne si sentano libere di raccontare le loro storie, ed è assolutamente necessario che lo facciano», ha dichiarato l’attore, «credo però ci siano più “livelli di comportamento”, c’è una bella differenza tra dare una pacca sul sedere a qualcuno e stuprare, giusto? Entrambi questi comportamenti devono essere affrontati ed estirpati senza farsi troppe domande, ma non dovrebbero essere confusi». Hollywood, Anita Hill guiderà la commissione anti-molestie. Ma secondo Driver, il 47enne avrebbe fatto meglio a tacere. «Gli uomini semplicemente non riescono a capire cosa siano gli abusi quotidiani», ha spiegato al Guardian, «e non dovrebbero quindi tentare di differenziare o di spiegare la cattiva condotta sessuale nei confronti delle donne». Subito dopo le parole di Damon, la collega si era già rivolta alla Rete. «Dio, dice sul serio?», aveva twittato, «Ci sono così tanti uomini che amo che non capiscono che differenziare tra cattiva condotta sessuale, aggressione e stupro non sia il nostro problema». Opinione condivisa anche da Alyssa Milano, una delle prime ad aver reso virale il movimento #metoo: «Ci sono diverse fasi del cancro. Alcune sono più curabili delle altre. Ma si tratta sempre di cancro». «Ho sentito il disperato bisogno di dover dire qualcosa», ha aggiunto poi Minnie al Guardian, «Mi sono resa conto che la maggior parte degli uomini, di quelli buoni, di quelli che amo, hanno un limite nella loro capacità di comprendere. Onestamente penso che fino a quando non saremo sulla stessa lunghezza d’onda, non possono dire a una donna cos’è un abuso. Un uomo non può farlo. Nessuno può farlo. È una cosa così individuale e così personale, ed è estremamente irritante vedere un uomo potente che inizia a dettarne i termini, sia che lo faccia volontariamente o meno». Nella tanto discussa intervista, Damon – che per un periodo è stato legato a Driver (era il 1997 e la loro relazione finì in modo goffo l’anno successivo, quando l’attore negò durante il The Oprah Winfrey Show di avere una ragazza) – aveva fatto una distinzione tra le accuse a Harvey Weinstein, al senatore Al Franken e al comico Louis CK, lodando quest’ultimo per la sua lettera di scuse («Queste storie sono vere», aveva fatto sapere dopo le denunce di diverse colleghe, «mi pento delle mie azioni»). «È il segno che possiamo ancora lavorare con lui», ha spiegato l’attore, «Non lo conosco, non l’ho mai incontrato. Sono un suo fan e credo che non si comporterebbe di nuovo in quel modo. Ha già pagato il prezzo». Questa la replica di Minnie: «Non capisco perché debba difenderlo. Mi sembra che dica così solo perché – per quel che sappiamo – non ha stuprato nessuno».
VanityFair